I comunicati degli ultimi giorni
rilasciati dai responsabili del social market, con cui hanno
rimarcato il loro impegno a controllare gli utenti, altro non è che
un meschino tentativo di uscire puliti da situazioni grottesche che
in questi mesi si sono verificate. Infatti, oggi assistiamo a vere e
proprie crociate inquisitrici nei confronti dei possessori delle
social card, che se il servizio fosse stato attuato con la dovuta
calma, con sapienza e molto meno pressapochismo non si sarebbero
dovute verificare, oggi scopriamo che i promotori, gli assistenti
sociali e altri non meglio identificabili, hanno commesso errori
di valutazione macroscopici, e visto le forze umane messe in campo la
cosa è grottesca. 3 assistenti sociali, uno psicologo e svariati
personaggi periferici che compongono una commissione giudicatrice, ma
la realtà dei fatti che abbiamo ricostruito attraverso colloqui con
l’assessore Saitta, con i rappresentanti della Tulipano e alcune
visite all’interno del market stesso, parlano di un progetto di
altissimo spessore sociale organizzato e messo in piedi come una
tombola parrocchiale, con le assistenti sociali incapaci di gestire
le problematiche familiari, per altro a loro già note da tempo, e
questo rende molto più preoccupante la scoperta delle truffe sulle
social card, che potremmo con un pò di fantasia riproporre anche
sulle attribuzioni dei punteggi delle case popolari, ad esempio, ed
altro ancora: gli psicologi, che ben non si sa che ruolo ricoprano
nel decidere se una famiglia ha fame o meno, e tutti gli altri
coinvolti che singolarmente mandavano i richiedenti a ritirare la
social card all’insaputa degli altri. Insomma è stata creata la
classica immensa piovra che avendo come testa il social market, per
il resto… un tentacolo non sa cosa fa l’altro. Oggi si parla di
ritiro della tessera a chi esaurisce i punti tutti insieme in un
singolo acquisto, perché secondo i promotori non è educativo, ma
poi magari chi si comporta così abita che so, a San Giovanni e
certamente non può venire a Fabriano tutti i giorni a fare spesa!!
Oppure a chi non frequenta i corsi di educazione al risparmio, corsi
per cui il promotore percepirà altri soldi, ma allora non era meglio
destinare quei soldi magari a rifornire il social market di materie
prime? Secondo i promotori è più educativo fare trovare una buona
scorta di farina e uova con cui magari prepararsi pasta e pane , o
una confezione di merendine fiesta, in alcuni casi scadute? Oppure
perché il comune non ha ancora attivato il progetto di consegna
degli orti sociali, legando tale progetto al social market, facendo
seguito all’approvazione di una mozione presentata dal movimento 5
stelle? perché il dirigente responsabile non ha ancora redatto la
determina attuativa di tale progetto, sicuramente più educativo di
un corso tenuto da cervelli sconosciuti? Dal nostro modesto modo di
vedere un’organizzazione di un soggetto sociale come il social
market, è tutto da rifare, partendo dal sistema di attribuzione e
distribuzione delle tessere, al tipo di prodotti da fare trovare,
dai locali in cui posizionarlo, ecco, perché pagare l’affitto al
proprietario dei locali, che per altro è un dipendente comunale,
quando ci sono gli spazi all’interno del mercato coperto che sono
vuoti e avrebbero per loro natura permesso anche una discrezione
personale maggiore ai fruitori? passando per primo punto al completo
smantellamento dell’apparato organizzatore che ha dimostrato in
questi mesi di non essere assolutamente all’altezza della
situazione, il comune ha agito in maniera approssimativa e
superficiale all’apertura frettolosa al solo scopo di rifarsi la
faccia dopo la barzelletta tares. I promotori hanno gestito da par
loro il resto!!! Ma il discorso principale è che se si limita
l’intervento al solo social market si va ad innescare un meccanismo
di sussidiarietà tutt’altro che educativo e auspicabile, è
necessario creare quegli strumenti che rendano il cittadino in
difficoltà un po più indipendente nel prodursi alcuni alimenti e di
conseguenza dargli la possibilità di gestire quei pochi euro che
possiedono destinandoli in altre priorità anche di tipo sanitario.
Un altro mezzo per rendere un po meno dipendenti. Ed è triste
parlare di dipendenza. I cittadini in difficoltà non possono
usufruire di soli strumenti di sussidio gratuito, potrebbero
altresì essere impiegati per lavori che valorizzino il decoro
pubblico o il mantenimento del verde pubblico attraverso l’utilizzo
dei vaucher che già esistono.
s.f.
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