Un pugno, possibilmente in faccia e il più forte possibile. Prima e dopo, continuare a camminare per strada come se niente fosse successo. Si chiama knockout game, è un fenomeno esploso negli Stati Uniti l’anno scorso e ha fatto tre morti e un sacco di feriti. Su Google la carellata delle facce tumefatte è impressionante. La moda ha presto raggiunto l’Inghilterra e poi è approdata da noi: aggressioni sono state segnalate a Roma, Brescia, Napoli, Genova negli scorsi mesi e un paio di giorni fa il caso di Numana.
Si tratta di violenza immotivata, allo stato puro. E fin qui, nulla di nuovo. Dagli anni ’70 bande di ragazzi si riuniscono per infliggersi cicatrici e organizzare risse a tavolino, fenomeno che ispirò il cult Fight club, o decidono di punire ignari vicini di casa, vedi Arancia Meccanica. I cazzotti vengono assestati nelle facce di ignari malcapitati, passanti, anziani, ragazze, mamme coi bambini. Comunque sconosciuti. Il motivo, benché all’inizio fosse stato ipotizzato, non va cercato nel razzismo: atto abietto, ma almeno ci sarebbe un senso. A spingere i ragazzini a colpire è la curiosità di vedere se con un pugno si riesce a stendere qualcuno. E poi scatta il voyerismo 2.0: i cazzotti sono stati ripresi spesso da telecamere a circuito chiuso, ma ultimamente e sempre di più dal telefonino di un amico, che prontamente mette il video online.
Così la propria idiota aggressione può essere confrontata con quelle di altri minus habens. Negli Stati Uniti il knockout game è esploso lo scorso autunno: bande di adolescenti sovrappeso annoiati dai pomeriggi passati nei centri commerciali sono passati, un bel giorno, dal terrorizzare i compagni di scuola a picchiare sconosciuti per strada. Tante le persone che ci hanno rimesso: a metà dello scorso novembre i morti erano già tre. A settembre due ragazzini di 13 e 16 anni erano stati condannati a 18 mesi di arresti domiciliari per l’uccisione di un uomo a Syracuse, nello stato di New York. In Missouri, un ragazzo di 20 anni è stato invece condannato a 55 anni di prigione per omicidio di secondo grado. (Il Resto del Carlino)
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