Inaugurata
da pochi mesi la nuova Tac e le aree accesso e d’intervento del
nuovo Pronto Soccorso del nosocomio fabrianese, lo stesso rischia di
perdere, nell’ambito della riforma delle reti cliniche in
regionale, il suo punto di nascita. Non sono chiari tempi e modi, ma
certo le parole del presidente Spacca, non lasciano molti spazi
d’interpretazione, in quanto ha dichiarato che molte donne della
provincia e delle regione andranno a partorire in presidi ospedalieri
diversi dai propri domicili.
In
altre parole e molto più concretamente su tredici ospedali della
regione c’è ne sono undici con caratteristiche non rispondenti
alla norma nazionale che decreta la soglia minima delle 1000 nascite
ogni anno, in un singolo ospedale dove esistono le Unità Operative
di Ostetricia. Ne consegue che Fabriano, attestandosi a 450 nascite,
molto probabilmente dovrà unirsi con l’ostetrica di Jesi, dove i
parti sono stati 570, mentre Senigallia, che pure è stata raggiunta
da 700 cicogne, dovrebbe aggregarsi con Fano, per altro comune fuori
provincia, e ugualmente Osimo, dovrebbe associarsi con il “Salesi”
che è l’unico tutelato dalle cifre nel mantenimento della sua
piena operatività. Quindi, il pericolo di subire una soppressione
del reparto di Ostetricia (Fabriano, rispetto a tutti gli altri ha il
numero più basso di natali) è serio. In tal senso il sindaco,
Sagramola, si è già mosso, formulando un’ipotesi che prevede una
pianta organica stabile per l’Ostetricia di Fabriano e Jesi, e
l'altra itinerante (almeno il primario) che interviene nei casi più
difficili e nelle urgenze. Dal settore medico e infermieristico, al
quanto abbottonato sull’evoluzione del probabile ridimensionato del
nostro reparto ospedaliero, circola invece una diversa soluzione: nel
punto di nascita principale (Jesi a questo punto) si eseguono tuti i
parti, compresi quelli cesarei, in subordine a Fabriano, rimarrebbero
le venute al mondo naturali e le situazioni meno complicate.
Evidente, dunque che la riorganizzazione, meglio ancora la
razionalizzazione dell’intera sanità regionale, ora in mano al
direttore sanitario regionale Piero Ceccarelli, passa anche per la
nostra città. In conclusione, auguriamoci che il nostro ospedale,
oltre all’Ostetricia (su questo Istituzioni e non ultima l’opinione
pubblica, tutta e non soltanto frange sospettosamente attive, devono
iniziare a muoversi con passi concreti) non rischi seriamente di
subire ulteriori tagli, soppressioni o accorpamenti in unità
operative come Cardiologia, Centro Trasfusionale, Urologia, Otorino,
su cui aleggiano voci poco rassicuranti.
©Riproduzione Riservata
Daniele Gattucci
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