lunedì 17 febbraio 2014

FABRIANO. REPARTO OSTETRICIA QUALE FUTURO?

Inaugurata da pochi mesi la nuova Tac e le aree accesso e d’intervento del nuovo Pronto Soccorso del nosocomio fabrianese, lo stesso rischia di perdere, nell’ambito della riforma delle reti cliniche in regionale, il suo punto di nascita. Non sono chiari tempi e modi, ma certo le parole del presidente Spacca, non lasciano molti spazi d’interpretazione, in quanto ha dichiarato che molte donne della provincia e delle regione andranno a partorire in presidi ospedalieri diversi dai propri domicili.
In altre parole e molto più concretamente su tredici ospedali della regione c’è ne sono undici con caratteristiche non rispondenti alla norma nazionale che decreta la soglia minima delle 1000 nascite ogni anno, in un singolo ospedale dove esistono le Unità Operative di Ostetricia. Ne consegue che Fabriano, attestandosi a 450 nascite, molto probabilmente dovrà unirsi con l’ostetrica di Jesi, dove i parti sono stati 570, mentre Senigallia, che pure è stata raggiunta da 700 cicogne, dovrebbe aggregarsi con Fano, per altro comune fuori provincia, e ugualmente Osimo, dovrebbe associarsi con il “Salesi” che è l’unico tutelato dalle cifre nel mantenimento della sua piena operatività. Quindi, il pericolo di subire una soppressione del reparto di Ostetricia (Fabriano, rispetto a tutti gli altri ha il numero più basso di natali) è serio. In tal senso il sindaco, Sagramola, si è già mosso, formulando un’ipotesi che prevede una pianta organica stabile per l’Ostetricia di Fabriano e Jesi, e l'altra itinerante (almeno il primario) che interviene nei casi più difficili e nelle urgenze. Dal settore medico e infermieristico, al quanto abbottonato sull’evoluzione del probabile ridimensionato del nostro reparto ospedaliero, circola invece una diversa soluzione: nel punto di nascita principale (Jesi a questo punto) si eseguono tuti i parti, compresi quelli cesarei, in subordine a Fabriano, rimarrebbero le venute al mondo naturali e le situazioni meno complicate. Evidente, dunque che la riorganizzazione, meglio ancora la razionalizzazione dell’intera sanità regionale, ora in mano al direttore sanitario regionale Piero Ceccarelli, passa anche per la nostra città. In conclusione, auguriamoci che il nostro ospedale, oltre all’Ostetricia (su questo Istituzioni e non ultima l’opinione pubblica, tutta e non soltanto frange sospettosamente attive, devono iniziare a muoversi con passi concreti) non rischi seriamente di subire ulteriori tagli, soppressioni o accorpamenti in unità operative come Cardiologia, Centro Trasfusionale, Urologia, Otorino, su cui aleggiano voci poco rassicuranti. 

©Riproduzione Riservata
Daniele Gattucci 

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