Stefano
Calvagna ha iniziato il suo periodo di formazione artistica
partendo alla volta degli Stati Uniti. A New York
studia recitazione presso l’Actors Studio, per poi spostarsi a Los Angeles
ed avviare i suoi studi in regia, partecipando come assistente alla fortunata
serie televisiva Beverly Hills
90210. Nel 1999 Stefano Calvagna gira il suo primo film dal titolo Senza paura, un vero e proprio pulp
all’italiana tratto da fatti di cronaca legati ad una banda criminale chiamata
Banda del Taglierino. Questo film viene accolto positivamente dalla critica,
che gli conferisce la nomina di “Quentin
Tarantino italiano” e riceve il Premio De Sica al Festival di
Salerno nel 2000
e il premio della Sezione Giovani al Festival Australiano nel 2001. Nel 2000 il regista romano
torna sul set dove dirige, interpreta e produce il suo secondo film, Arresti domiciliari,
una tragicommedia casalinga divisa in tre atti. Tra il 2000 e il 2005, Calvagna recita in
alcune fiction,
tra le quali Vite a perdere,
miniserie prodotta dalla Rai nel 2004 e ispirata alla storia della Banda della Magliana. Nel 2005 Stefano Calvagna
torna alla regia con L’uomo spezzato, un film drammatico incentrato sui danni che può
arrecare la stampa. Vince il premio come miglior film al Telesia Film Festival
del 2006 e la Fibula d’Oro a Lucca come migliore regia. Lo stesso anno,
Calvagna va in Thailandia per girare un real movie sulla prostituzione minorile
dal titolo Viaggio all’inferno, e nell’anno successivo firma A pugni chiusi, a cuore aperto, documentario sul pugile Vincenzo Cantatore. Nel 2007 è di nuovo alla regia di tre
lungometraggi. Il primo è E guardo il mondo da un oblò, commedia ambientata in una
lavanderia, con il quale il regista vince la sesta edizione del MonteCarlo Film
Festival de la Comédie
di Ezio Greggio. Nel 2006 dirige Il
Lupo, liberamente ispirato alla vera storia di Luciano Liboni,
lungometraggio che Calvagna riesce a portare in America come secondo prodotto
italiano distribuito negli Stati Uniti dopo Il
postino di Massimo Troisi. Nel 2007 dirige ed interpreta il film Il peso dell’aria, che ha come tema l’usura.
Il film viene premiato nel 2007 a Capri per la miglior regia e poi nel 2008 al
Grauman’s Chinese Theater di Los Angeles. Nel 2012 dirige ed interpreta il film
autobiografico Cronaca di un assurdo
normale, tratto dall’omonimo libro scritto dallo stesso Calvagna, che verrà
presentato al 68° Festival del cinema di Venezia e con il titolo statunitense Bad Times, al Sunshine Cinema di New
York. Nel 2013
è alla regia del suo primo thriller, MultipleX, interamente
girato nel più grande multisala d’Italia. Il film, ispirato ad un reale fatto
di cronaca accaduto negli Stati Uniti, racconta di sei giovani ragazzi che,
dopo aver visto un film, per divertirsi decidono di passare la notte rinchiusi
nel multisala. Nello stesso anno distribuisce in Italia il film d’animazione
danese Il grande
orso, una favola ispirata alle leggende nordiche, che esalta la
bellezza della natura e la forza di un’amicizia particolare che nasce dalla
capacità di comprensione e dal superamento della paura del diverso. Il film che
sarà girato a Fabriano è tratto dalla biografia di Alessandro Moscè dal titolo Il talento della malattia.
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