giovedì 19 giugno 2014

GIOCATORE DI RUGBY MUORE A 33 ANNI

Il capitano ha perso la partita più importante. La Jesi Rugby 70 si stringe attorno al suo numero 4, maglia indossata fino a maggio da Carlo Quaresima, seconda linea che aveva assunto il ruolo di capitano della squadra per sostituire Matteo Albani, infortunato. Carlo era un punto di riferimento per compagni e dirigenti, miglior giocatore nella stagione agonistica 2008-2009. Una persona eccezionale. Una leucemia fulminante l'ha strappato alla vita e al rugby a soli 33 anni. Un placcaggio letale. Un male terribile lo ha aggredito e in poco meno di due mesi l'ha divorato senza lasciargli scampo. Lui, che era così robusto e così pieno di voglia di vincere, si è spento martedì sera alle 22 all'ospedale regionale di Torrette di Ancona, dove si trovava ricoverato da circa 20 giorni. A piangerlo e a stringersi per primi a mamma Anna, al papà Sauro e ai fratelli Claudia e Paolo, alla ragazza Simona, sono gli amici e compagni di squadra.
"Ha fatto tutto il campionato in B con noi, era quello che spronava sempre tutti a non mollare - dice commosso Matteo Albani, il numero 5 che insieme a Carlo costituiva la coppia di sfondamento - noi eravamo inseparabili tanto che a volte ci scambiavamo i numeri in campo. Era seconda linea come me, da anni giocavamo affiancati, sempre vicini nella mischia. Io e Carlo eravamo una coppia fissa anche negli allenamenti, tanto che quando mi sono infortunato a febbraio la fascia di capitano della squadra è andata a lui". Da dieci anni nelle fila del rubgy jesino, Carlo Quaresima ha iniziato il suo calvario due mesi fa, tanto che non ha potuto giocare l'ultima partita di campionato, quella contro il Piombino. Stava già male, colpito da una varicella virale le cui complicazioni hanno poi evidenziato la presenza della leucemia. Ed è stato un difficile percorso fatto di analisi, controlli, ricoveri in ospedale prima a Jesi e poi a Torrette, tentativi di debellare quel male che si faceva sempre più feroce. Neanche la chemioterapia ce l'ha fatta e Carlo, il gigante buono, ha smesso di correre per raggiungere la meta della guarigione. "In campo Carlo dava sempre il massimo - dice ancora Albani - era sorridente, quando c'era da impegnarsi era il primo. Come per primo arrivava agli allenamenti. Era uno dei più seri della squadra, ci si poteva sempre contare. Domani (oggi per chi legge, ndr.) lo saluteremo con una maglia speciale con tutte le nostre firme. Questa era la partita più dura della sua vita e l'ha persa". "Siamo sconvolti, addolorati - commenta anche il mister Luca Faccenda - i ragazzi non riuscivano a crederci. Ha scoperto tardi di avere questa malattia, tanto che è sceso in campo fino alla penultima partita di campionato. L'ultima, contro il Piombino, non c'era. Stava già combattendo e noi speravamo con tutto il cuore che ce la facesse. Persone come lui non ce ne sono, era il primo agli allenamenti, serio, corretto giocava divertendosi e questo rappresentava un esempio per gli altri. Sono le persone come Carlo quelle che vedi come futuri dirigenti, quelle su cui contare". Dipendente della ferramenta Pulita di Jesi, Carlo dedicava tutto il suo tempo allo sport. I funerali saranno celebrati oggi pomeriggio nella chiesa di San Marcello Papa e Martire in piazza Mazzini, al centro del paese alle 15. La famiglia ha promosso una raccolta fondi in favore dell'Ail che lotta contro la leucemia. (Il Corriere Adriatico)

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