martedì 1 aprile 2014

MARCHE E IL LAVORO CHE SE NE VA, I DATI





Marche, il lavoro che se ne va.  Tra il 2008 e il 2013 il tasso di disoccupazione, nella nostra regione  è  salito dal 5,1 al 12,4. Fanalino di coda delle regioni del Centro Nord, solo Calabria, Molise  Puglia, Campania  e Sicilia hanno fatto peggio. Secondo uno studio di Cna e Confartigianato Marche su dati Istat, oggi i disoccupati marchigiani sono 85.895 mentre cinque anni fa erano 52.595. Senza contare i 21.705 “scoraggiati”, che non cercano più un posto di lavoro perché hanno perso la speranza di trovarlo. A colpire è soprattutto il dato sui lavoratori in cerca di prima occupazione. Sono passati dai 7.949 di cinque anni fa  agli attuali 18.725, con un incremento di 10.776 unità. Tra i disoccupati, gli uomini sono 41.079  e le donne 44.816. Sono queste ultime ad aver pagato il prezzo della crisi, soprattutto nell’ultimo anno, quando le donne senza lavoro sono aumentate di 7.445 unità mentre gli uomini in cerca di un’occupazione sono diminuiti di 2.689 unità. Il tasso di disoccupazione femminile è così balzato dall’11,9 al 14,6 per cento mentre quello maschile è sceso dal 10,8 al 10,6 per cento. A perdere posti di lavoro, negli ultimi dodici mesi, sono state in particolare le imprese dei servizi e del commercio. Nei servizi  gli occupati sono diminuiti di 9.973 unità mentre il calo è stato di 8.186 addetti. Più contenuta la perdita di posti di lavoro in agricoltura (-3.289), nell’industria (-3.608) e in edilizia (-2.783). In un anno gli occupati marchigiani sono 27.839 in meno di cui 21.144 dipendenti e  6.695 indipendenti. Negli ultimi cinque anni i posti di lavoro in meno sono stati 38.277. “Artigiani e  partite Iva resistono ma senza una ripresa, ad essere in pericolo” - commentano Confartigianato e Cna Marche - “sarà  il modello marchigiano di sviluppo, con le piccole e medie imprese diffuse su tutto il territorio regionale, i distretti produttivi, le reti e le filiere.” Dal 2008 le piccole imprese e le imprese artigiane delle Marche hanno perso il 25 per cento di produzione e fatturato. Tra il 2008 e il 2013 le imprese in attività nell’artigianato sono scese da 51.712 a 48.799, con una perdita di 2.022 aziende. A cedere sono stati soprattutto l’edilizia (-1.453 aziende) e il manifatturiero (-1.255) con cali più accentuati nella meccanica, mobile, calzature e abbigliamento, ossia i settori tradizionalmente forti dell’economia marchigiana. Se guardiamo all’intero sistema delle imprese, la perdita è stata di 4.393 aziende.“Si tratta” sostengono Cna e Confartigianato “di una situazione di difficoltà straordinaria e per affrontarla servono misure straordinari: la piccola impresa, l’artigianato, il territorio con i suoi sistemi economici, vanno rafforzati, sostenuti e messi in condizione di migliorare e competere. In questi anni gli stanziamenti per la cassa integrazione in deroga con  l’intervento dell’Ebam e della Regione Marche hanno permesso di contenere gli effetti della crisi sull’occupazione, che altrimenti sarebbero stati anche più pesanti. Ma oggi è urgente attivare politiche del lavoro  che abbiano al centro un efficiente sistema di orientamento scolastico, di formazione e di avviamento , valorizzando la qualificazione del capitale umano quale risorsa chiave per lo sviluppo dell’economia e del territorio”.
(newmarche.it)

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