BANDA
LARGA NELLE AREE INTERNE – GLI INVESTIMENTI REGIONALI
“Sulla
banda larga nelle aree interne e rurali stiamo investendo rilevanti
risorse” così l’assessore all’Ict e progetto Cloud, Paola
Giorgi, commentando lo stato dell’arte dell’infrastrutturazione
telematica nelle aree interne della regione in relazione al
comunicato della CIA. “Le notizie riportate dalla CIA – prosegue
Giorgi - impattano in maniera minimale sulla nostra Regione. Le
Marche, sono considerate quasi nella loro interezza zone
rurali, ma la Regione è intervenuta per superare il digital
divide,
con l’integrazione di diverse fonti di finanziamento che stanno
portando al completamento del Piano Telematico. Infatti, su un
investimento totale di circa 45 milioni di euro ( 24 milioni 200mila
euro Fondi FESR 2007/ 2013 – 7 milioni di euro Fondi FAS
2007/2013 – 10 milioni di euro Fondi Mise , oltre ad un piccolo
intervento delle Provincie di 760mila euro) la tipologia di
intervento citata dalla CIA impatta in maniera minimale pari a
3milioni 300mila euro, a valere sulla programmazione FEASR 2007/2013.
Nel nostro territorio rurale è già stata realizzata una dorsale in
fibra ottica di 750 chilometri e prosegue secondo il cronoprogramma
l’adeguamento delle centrali, aggiornamento già effettuato
oltre al 70% e che si concluderà nei primi mesi del 2015 con
l’aggiornamento di tutte le 95 centrali. Le economie derivate da
questa parte del Piano verranno reinvestite sul territorio per altri
31 interventi con la posa di ulteriori 140 chilometri di fibra
ottica. Il Piano Telematico regionale prevede inoltre la
copertura a banda larga delle aree marginali, non servite da reti,
attraverso l’attivazione di una quantità di ponti radio wireless
atti a coprire ampie zone rurali: questa parte del Piano,
gestita dalle Provincie, è in fase di collaudo e se ne prevede la
definitiva attivazione in tempi rapidissimi e comunque costantemente
monitorati dalla Regione. L’intervento a cui si fa riferimento nel
comunicato CIA, di natura minimale per quanto sopra descritto, è al
momento bloccato a causa di un ricorso procedurale e, in merito, il
prossimo 3 aprile, il Consiglio di Stato si pronuncerà in ordine
all'aggiudicazione della gara espletata nel marzo del 2013.
L’infrastrutturazione telematica e la realizzazione di nuovi
servizi per imprese, cittadini e pubbliche amministrazioni locali,
che su queste viaggiano, sono prioritarie per la Regione. Per questo
l’Agenda digitale, che ha nel progetto Marche Cloud la sua
avanguardia, sarà al centro anche della prossima programmazione dei
Fondi strutturali europei di qui al 2020.
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SOTTOSCRITTO
A CINGOLI L’ACCORDO TRA LA PROTEZIONE CIVILE E LA REGIONE MARCHE
Rinnovato,
questa mattina a Cingoli, l’Accordo tra la Presidenza del Consiglio
dei Ministri–Dipartimento della Protezione Civile e la Regione
Marche–Dipartimento per le politiche integrate di sicurezza e per
la Protezione Civile. Per la Protezione Civile nazionale ha firmato
il Capo Dipartimento Franco Gabrielli, per la Regione Marche il
presidente Gian Mario Spacca.
“Nelle
Marche – ha detto Spacca – il sistema di Protezione civile è
parte determinante del sistema di vita di comunità. Un modello nato
dopo il devastante sisma del 1997 e fatto di grande concretezza e
solidarietà. Più volte indicato come uno dei più efficienti del
Paese, tale modello pone le proprie basi sulla collaborazione, sul
volontariato e la sua grande passione. Sono ormai 12mila i volontari
nelle Marche, le associazioni si moltiplicano, con una presenza
capillare e partecipata in tutto il territorio regionale. Nel
rapporto dialogante e collaborativo tra volontariato, istituzioni a
tutti i livelli e amministrazioni dello Stato, sta la vera forza
della protezione civile regionale. Vogliamo preservare questo sistema
che si fonda sul protagonismo dei territori, per garantire la
sicurezza della nostra comunità. E’ in atto una trasformazione
dell’architettura dello Stato. Indipendentemente dal modello
formale che sarà acquisito, troveremo le modalità per conservare
questa patrimonio, vera ricchezza delle Marche”.
Spacca
ha ringraziato Gabrielli per la sua costante vicinanza alla comunità
regionale, dimostrata in molte occasioni. “Per esempio – ha detto
- quando ci siamo battuti, per primi, contro la tassa sulle disgrazie
o quando abbiamo sollecitato l’attenzione dello Stato per le
calamità dimenticate". Dopo la firma dell’Accordo, in Piazza
Risorgimento si è poi svolta (presenti, tra gli altri, l’assessore
Paola Giorgi e il capo della Protezione civile regionale Roberto
Oreficini) la cerimonia di consegna dell’attestato di
partecipazione alle Organizzazioni di Volontariato di protezione
civile che hanno preso parte alle emergenze nazionali e
internazionali su richiesta della protezione Civile nazionale. A
questo proposito Gabrielli ha ricordato, tra gli altri, il grande
impegno della Regione per l’emergenza nelle Filippine,
sottolineando che l’intera Protezione civile europea era
rappresentata da un ospedale da campo: quello delle Marche.
Gli
obiettivi dell’Accordo:
- migliorare la conoscenza dei fenomeni che incidono sulla sicurezza dei cittadini, attraverso uno scambio integrato di informazioni che permetta il reperimento, il monitoraggio e l’analisi dei dati, la reciproca informazione e la valutazione congiunta dei programmi e degli interventi da realizzare nell’ambito delle rispettive competenze;
- migliorare la collaborazione operativa nell’ottica di realizzare un sistema coordinato per la gestione delle azioni di previsione, prevenzione, gestione delle situazioni di crisi e ripresa delle normali condizioni di vita;
- attivare iniziative comuni in materia di formazione ed aggiornamento del personale istituzionalmente addetto e delle componenti volontaristiche del sistema;
- individuare progetti che possano essere realizzati, anche con il concorso e la compartecipazione di tutte le componenti del sistema della protezione civile;
- elaborare ed attuare progetti condivisi, i cui prodotti possano essere resi disponibili per le altre componenti del sistema della protezione civile;
- progettare e definire un modello standardizzato che consenta la realizzazione di interventi anche al di fuori del territorio nazionale, al verificarsi di situazioni di crisi, ottimizzando l’impiego delle risorse disponibili;
- intercettare e utilizzare finanziamenti della Unione Europea destinati a interventi nel settore, la cui realizzazione sia resa possibile attraverso la collaborazione di tutte le strutture.
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Scuole
paritarie, il presidente Spacca, al convegno della Cem
Un
protocollo di intesa con la Conferenza episcopale marchigiana sul
tema dell’istruzione. Lo ha proposto il presidente della Regione,
Gian Mario Spacca, partecipando questa mattina ad Ancona al convegno
delle scuole paritarie delle Marche “Le ragioni di una presenza e
di un servizio” organizzato dalla Cem (Conferenza episcopale
marchigiana).
“La
scuola e il tema della formazione – ha detto Spacca – devono
recuperare centralità nella programmazione nazionale. Si stanno
compiendo dei passi, ma occorre fare molto di più, soprattutto sul
versante dell’allocazione delle risorse. In questo senso il ruolo
del Parlamento è determinante. Allo stesso tempo è necessario
rispondere in maniera più dialogante alle varie articolazioni di cui
si compone la nostra comunità, oggi sempre più restia a farsi
rinchiudere nel recinto della standardizzazione. Questo vale anche
per la scuola che si presenta in forme diversificate. Una varietà
che dobbiamo rispettare ed interpretare. L’istruzione è un sistema
basato sul rapporto tra scuole pubbliche e private. Un rapporto che
si può esprimere al meglio nella collaborazione tra di esse. Anche
nelle Marche”. Per fare questo Spacca ha proposto la sottoscrizione
di un protocollo, sulla scia di quelli già realizzati con la Cem per
lo sviluppo degli oratori o per la valorizzazione dei beni culturali,
che hanno consentito di ottimizzare le scarse risorse a disposizione.
“Un nuovo protocollo – ha detto Spacca – può riguardare
l’istruzione, il suo ruolo, le modalità attraverso cui la
formazione, nelle Marche, deve manifestarsi attraverso vie innovative
ed originali. Ci siamo lasciati imprigionare da una logica di
omogeneizzazione da cui dobbiamo uscire, dando spazio alle diverse
modalità con cui la comunità si esprime. Ridare centralità alla
scuola, rispettando le sue varie articolazioni, potrà restituire ai
cittadini la fiducia nelle istituzioni e nella politica. La
bancarotta che l’Italia sta affrontando è intellettuale prima
ancora che economica o finanziaria. Per recuperarla dobbiamo lavorare
anzitutto su valori, educazione, formazione”.
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