di Sandra Fischetti (Il Corriere Adriatico)
ANCONA - All'automobilista che guidava contromano in curva, occupando
totalmente la corsia opposta, non ha sospeso la patente come la legge
prescrive e gli ha fatto un generoso sconto dei punti da decurtare (il
50%), fidandosi della sua dichiarazione che la macchina gli serviva per
lavoro. Nessuna sanzione, ma solo la richiesta di non farlo più, a una
coppia di coniugi che circolavano su un motorino non revisionato e senza
assicurazione, in nome della «difficilissima e travagliata situazioneeconomico-sociale del nostro Paese» e dell' «impossibilità» per i due di «pagare la somma di 1034,04 euro chiaramente dovuta per le infrazioni commesse». Piena comprensione, con l'annullamento della decurtazione dei punti della patente, anche per un guidatore che era passato con il rosso per «un moto d'impeto», dovuto alla sua particolare e difficile condizione di vita. Ora per queste e per altre sue decisioni, tutte a favore di chi viaggia su due o quattro ruote, rischia il posto di lavoro un giudice di pace, per anni in servizio a San Benedetto e ora ad Ascoli, Guglielmo Mandolini.
A chiedere la sua testa al Csm è stata la Corte d'appello di Ancona che lo accusa di aver commesso «gravi violazioni di legge»; e l'Ottava Commissione di Palazzo dei marescialli ha già proposto al plenum - che deciderà in questa settimana - di licenziare in tronco il magistrato, anche tenuto conto che è un «recidivo», visto che quattro anni fa era già stato condannato dal Csm per decisioni «assunte sulla base di personali convinzioni» più che sulla legge.
Il magistrato si è difeso, sinora inutilmente, sostenendo di aver applicato oltre alla legge il «supremo principio del buon senso», perchè il giudice di pace deve essere «sempre di aiuto alle esigenze della popolazione».
E in nome di questo principio Mandolini ha «graziato» tanti conducenti sbadati. Come un automobilista che, per «ragioni di lavoro di urgente espletamento», non solo non si accorgeva neppure di essere stato notato dalle forze dell'ordine mentre parlava al cellulare, ma continuava tranquillamente a farlo: per lui uno sconto della sanzione pecuniaria e nessun taglio dei punti della patente, tenuto conto della sua «buona fede».
O come un altro guidatore che aveva fatto un sorpasso a destra e si era visto prendere per buona la tesi che in realtà il suo era stato «un mero
sopravanzamento di veicoli in lento movimento, tenuto conto che nel mese di agosto era sicuramente presente una congestione alla circolazione». Tanta tolleranza anche per chi, sorpreso alla guida in
stato di ebbrezza, si è visto sospendere la patente.
D'altra parte quattro anni fa il giudice aveva subito la condanna alla sanzione disciplinare della censura proprio per la sua «crociata» contro la severità del codice della strada nei confronti di chi ha alzato il gomito. «Non potete infilare un tubo in bocca a una persona o tantomeno chiedere se ha bevuto.
È una mancanza di rispetto alla dignità», aveva apostrofato durante un processo un funzionario della polizia stradale,«colpevole» di sottoporre con i suoi agenti gli automobilisti alla prova del palloncino; e
lo aveva invitato ad applicare il «buon senso»: quel principio che ora potrebbe costare proprio a lui la toga.
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