La giornata dell’11 maggio in favore della solidarietà per
combattere il cancro, è stata molto utile. La presenza di Radio Gold ha offerto
l’occasione per fare il punto dello stato attuale della ricerca. A dare lustro
all’Italia non ci sono solo i ricercatori che operano all’interno del nostro
paese. Gli italiani all’estero, spesso noti per essere “cervelli in fuga”, sono
ambiti da un paese come gli Stati Uniti. Uno di essi si chiama Mauro Ferrari, responsabile della ricerca al
Methodist Hospital Research Institute di Houston, uno dei centri di eccellenza
nella ricerca nel campo della nanomedicina. Lo scienziato italiano ha di
recente illustrato una nuova prospettiva di
cura del cancro che si basa sull’utilizzo di “nano-vettori” in grado di
veicolare il farmaco alle sole cellule tumorali. I primi nano farmaci risalgono a circa
20 anni fa. Finora l’obiettivo era di costruire vettori che trasportassero il
farmaco solo alle cellule malate ed in quantità massiccia, dato che con la
chemioterapia gran parte del farmaco si disperde prima di raggiungere la meta e
senza toccare le cellule sane, al fine di evitare i forti effetti tossici. Ma
per arrivare alle cellule bersaglio il vettore deve superare indenne le
tante barriere dell’organismo e del sistema immunitario. Da qui l’idea di
costruire dei veri e propri “micro-missili multistadio”, con moduli che si
sganciano nelle diverse fasi, superando un ostacolo per volta per arrivare, alla
fine, alla cellula cancerosa. Al momento lo sviluppo di questa tecnologia
sembrerebbe essere a buon punto: un’ottima notizia in chiave terapeutica nella
cura dei tumori. E’ anche vero che molti scienziati sono costretti ad andare
all’estero per mancanza di finanziamenti (semplicemente di borse di studio).
Anche questa è una ragione che dovrebbe indurre lo Stato italiano a ridurre
sensibilmente gli stipendi della pletora politica, in favore di chi aiuta
l’umanità con fini ben più nobili.
Alessandro Moscè
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