C'è
stato un incontro nella mia vita, un incontro speciale di serenità e di
pace. Essendo nato a Roma ho avuto la fortuna di entrare a far parte
del coro della Cappella Sistina in Roma, quando avevo sette anni a
Settembre del 1975 sotto la direzione di Domenico Bartolucci. Iniziai il
mio percorso musicale che di li a poco mi porto ad essere soprano
solista durante le messe solenni nella Basilica di San Pietro e in giro
sia dell'Italia sia dell'Europa nei pontificati di Paolo VI, Giovanni
Paolo I e Giovanni Paolo II. Mi ricordo perfettamente di averlo
conosciuto nel 1978 quando entrò nel Conclave nella Basilica di San
Pietro, mi guardò (ero lì insieme a mio padre) e ci disse sorridendo
dandoci la sua benedizione in un italiano molto suo: “Buon pomeriggio,
deliziatemi con il vostro soave canto per avvicinarmi a Dio in questo
cruciale momento delle nostre vite”, mi mise la mano su una guancia, mi
accarezzò, strinse la mano a mio padre come si fa con un conoscente ed
entrò in Basilica. Mio padre, dopo quella strettta di mano disse: "Com'è possibile che un cardinale
invece di farsi baciare sull'anello, stringe la mano come un amico, un
familiare?" Era veramente colpito da quel fatto e aggiunse che quando gli
strinse la mano, sentì come una grande carica di energia che nello
stesso tempo gli ha donato pace e quiete dentro di lui. Quando, dopo la
fumata bianca, il protodiacono Pericle Felici si affacciò dicendo
Habemus Papam, lo abbiamo visto uscire sul balcone della Basilica di San
Pietro con le vesti sacre papali la gioia era immensa: “E' lui, E'
lui!!!. Si lui il nostro amato Karol Wojtila, Papa Giovanni Paolo II il
padre di un mondo che cambiò radicalmente il suo modo di essere e di
crescere nella cristianità. E' stato un grandissimo comunicatore, mi
ricordo che i primi tempi che era Pontefice, usciva di nascosto vestito
in borghese con gli occhiali un cappello una camicia e via, e una volta,
venne a trovarci a scuola, solo per il semplice fatto che amava stare
con noi, tra i ragazzi, gli davano forza ed energia da sempre. I
papa-boys sono stati e sono tutt'ora il suo “esercito” di fede e di
speranza, l' ”esercito” della fede del Papa. E' stato un papa pellegrino
forse perché veniva dalla Polonia un paese dove non si poteva parlare
di libertà e di fede, è lui che è andato in giro per il mondo ad
incontrare un miliardo di persone nei suoi viaggi. Lui , un grande uomo
di tutta l'umanità, ci ha lasciato un testamento enorme: di voler bene
agli altri guardando dentro di noi. Se uno vuole bene a se stesso vuol
bene anche al mondo. Questo è l’insegnamento che ci ha donato con la sua
vita, non tanto con le parole, quanto con i gesti. Anche dopo la sua
morte che per me e, penso per l'intero pianeta sia stato uno di giorni
più tristi in assoluto, ci ha lasciato un insegnamento: ricordiamoci il
suo funerale, quando le pagine del Vangelo si sfogliavano da sole. Penso
che abbia voluto darci un segno, che anche lì la sua energia, abbia
soffiato come un vento dall’alto del cielo, per sfogliare il
libro del Vangelo e dire: Io sono qui con voi, vi illuminerò il cammino e
sarò sempre con voi. Il 27 Aprile, l'uomo è stato proclamato Santo e
sarà incastonato come una gemma preziosa, nell'eternità del tempo.
©Riproduzione Riservata -Andrea Poeta-
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