Job acts e riformare le P.A.: il premier Matteo
Renzi punta, fra le altre cose, a modificare il volto dei dirigenti
pubblici. L'obiettivo è riordinare i vertici statali e i meccanismi
di gestione della pubblica amministrazione attraverso provvedimenti
che cambieranno gabinetti, uffici legislativi e vari dicasteri
attraverso la rotazione dei capi dipartimento. La riforma si baserà
su 4 punti principali: dall’albo unico, che comprenda dirigenti
esterni e dirigenti interni; alla mobilità, anche
interamministrativa che scatterebbe alla fine di un quinquennio di
incarico all’interno di una delle amministrazioni; all’assegnazione
delle pagelle per i singoli dirigenti, che valuteranno ogni
professionista in base a determinati parametri che il governo renderà
pubblici; allo stipendio calcolato in base alla capacità di gestione
finanziaria. Secondo, infatti, uno dei criteri che si riscontrerà
nella pagella, la capacità di gestione e di riduzione delle risorse
finanziarie a disposizione di ogni singolo dirigente, se risulterà
in grado di lavorare bene e risparmiare, la retribuzione salirà, in
caso contrario, rimarrà stabile o scenderà. Lo aveva già
anticipato la neo ministra alla Pubblica amministrazione: i dirigenti
pubblici devono avere un incarico a termine e ruotare, e ora Matteo
Renzi lo ha solo confermato, annunciando una riforma della PA per cui
‘Non devono esistere diritti acquisiti a tempo indeterminato per
coloro che dirigono la macchina burocratica ‘acendo il bello e il
cattivo tempo senza rendere conto del lavoro svolto. “La rotazione
dei dirigenti è una misura utile anche per valutare la performance e
il contributo che questi stessi dirigenti danno alla Pubblica
amministrazione” ha commentato Romilda Rizzo, presidente dell’Anac,
l’Autorità nazionale anti-corruzione instaurata dal governo Monti.
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