Siamo
in Somalia, anno 1994. Murayo, una bambina gravemente malata, viene
lasciata in un ospedale militare italiano per essere curata. Il padre
va a visitarla una volta e poi fa perdere le sue tracce, sembra
sparire. La piccola diventa la mascotte dell’accampamento fino al
momento del ritiro del contingente. Ad un certo punto purtroppo,
parte l’ordine per il trasferimento all’orfanotrofio di
Mogadiscio; il militare che avrebbe dovuto accompagnarla non se la
sente di abbandonarla, non vuole assolutamente, le si è affezionato
e decide di portarla con sé nel suo Paese. Murayo arriva in Sicilia
e diventa il fulcro di una nuova famiglia. Una famiglia adottiva che
non le lesinerà nulla di tutto ciò che sono i sentimenti veri e
l’amore. La bimba, dal canto suo, è convinta di aver perso tutti i
suoi cari e la Somalia resta per lei solo una immagine lontana, un
ricordo triste. Fino a quando, quattordici anni dopo, una puntata
della trasmissione Chi
l’ha visto?
scompagina completamente i piani, i destini e accade
l’inimmaginabile, come nei sogni: Murayo riconosce suo padre in un
campo di rifugiati in Kenya.
ll
vero padre di Murayo non si è dato mai pace. Non ha dormito per
anni, con il pensiero ossessivo rivolto alla bimba. L’ha cercata
ogni giorno e lo ha fatto per vent’anni. Un colpo di fortuna e due
ricercatrici inglesi, conducendo una ricerca proprio a Dadaab, dove
vi risiedono circa 500.000 profughi somali. apprendono la storia di
questo padre distrutto e scrivono al programma TV italiano Chi
l’ha visto?,
riuscendo a trovare Murayo. Laura Boldrini, oggi Presidente della
Camera, ma sino a poco tempo fa portavoce del l’Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) , viene chiamata da
Federica Sciarelli, in trasmissione. Sarà il trampolino di lancio
che farà scattare una complessa operazione che si occuperà di
accompagnare Murayo in Africa. Il via ad un nuovo giorno. Ma questa
bellissima storia a lieto fine merita di essere letta personalmente,
acquistando il libro scritto dalla Boldrini, sulla vicenda: SOLTANTO
LE MONTAGNE NON SI INCONTRANO MAI. I proventi andranno per la causa
del campo di Dadaab, in Kenia. un campo profughi grande tre volte la
città di Firenze, come dalle parole di Murayo. E’ su questa base e
grazie ad un incontro casuale, a Perugia , dell’insegnante Maria
Addolorata Gianfreda dell’ITIS Merloni con la ragazza (studia
Scienze dell’Alimentazione), che nasce la prorompente voglia di
ospitarla per una giornata dedicata alla sua storia. Così, sabato
22 febbraio 2014, presso la multisala Movieland, esempio di
efficienza e professionalità, si è tenuto un convegno, alla
presenza delle classi IV°, V°, dell’ITIS Merloni e IPSIA Miliani
, con rappresentanze del biennio. Già dal suo arrivo, Murayo ci
colpisce con il suo sguardo dolce e penetrante, condito da una
vitalità solare contagiosa. Due occhi nerissimi e mobili che
“nascondono” una grande intelligenza e la disponibilità a
sorridere e dialogare con tutti gli studenti, in un clima di massima
educazione e simpatia. Sono i redattori del giornale dell’Istituto
“MERCURIUS Il Messaggero Degli Dei”, collaboratori
dell’iniziativa, che avranno l’onore di fare la sua conoscenza
per primi, in quanto, c’è l’accordo per una piccola intervista
in esclusiva. Poi iniziano ad arrivare le classi, i docenti e la sala
3 si popola di giovani desiderosi di vedere ed ascoltare l’ospite.
Sulle romantiche note di un pianista islandese e la cornice di una
slide della famiglia di Murayo, i genitori adottivi, il papà
biologico e una sorella di lei che le assomiglia come due gocce di
acqua, si apre la giornata. Il Dirigente Scolastico, motore della
manifestazione, dopo parole sincere e profonde di stima verso la
giovane somala, si è prodigato in un accorato appello agli studenti
per sensibilizzarli allo studio, alla continua ricerca dei valori
della vita, all’educazione come prima legge non scritta,
all’altuismo, perché non tutti nascono con un destino felice.
Murayo, emozionata ma determinata allo stesso tempo, è entrata
direttamente nel vivo raccontando la sua storia, le situazioni
tristi, le ansie, i dubbi, le aspettative, l’abbraccio con la
famiglia in Africa, l’incredulità, l’esplosione di gioia, la
riconoscenza per la vita verso la Dott.ssa Boldrini, come la chiama
lei. Sono stati momenti forti che hanno costretto molti della platea
ad asciugarsi lacrime di commozione e reprimere un istintivo
desiderio di abbraccio protettivo. Il tutto mentre lo sfondo si
rinnovava con due foto simbolo: l’arrivo in Italia della bambina in
braccio al militare adottivo ed il giorno della laurea con la
famiglia siciliana. La Proff.ssa Gianfreda, ha volutamente dire
poche parole, ma spenderle soprattutto verso Murayo: “Una
ragazza splendida, unica, rimarrà dentro il mio cuore, una persona
che ha dato un esempio e che spero potrà essere di nuovo nostra
ospite, ormai è della famiglia”
. Ha poi voluto ringraziare tutti quelli che hanno potuto rendere
realizzabile questa iniziativa e che hanno lavorato dietro le quinte,
come sempre accade in questi contesti. Un grazie particolare ai
tecnici di laboratorio. Uno splendido mazzo di fiori, consegnato
dalle ragazze del giornale, accompagnato da un pacco di pregiata
carta a mano e filigrane, creato nei nostri laboratori del corso
Grafica e Comunicazione opz Carta, ha chiuso la mattinata, tra foto
ricordo e scambi di numeri telefonici. Davvero una mattinata
all’insegna di un raggio di sole portato da Murayo, la ragazza
speciale.
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