lunedì 30 dicembre 2013

BIOGAS, UNA BATTAGLIA PER LA LEGALITA'. L'APPROFONDIMENTO DI Gessica Menichelli

Un capitolo senza fine quello relativo alla vicenda del Biogas nelle Marche e di conseguenza anche nel Comune di Matelica. Due lunghissimi anni, durante i quali, si  battaglia non soltanto per una questione ambientale di rilievo ma sopratutto per una BATTAGLIA relativa alla LEGALITÀ, al rispetto delle leggi nazionali e della comunità europea disattese dalla giunta regionale che ha procurato un effetto domino, successivo nei comuni, trovatosi coinvolti in una vicenda ormai dai toni presumibilmente "paradossali"  dove si combatte per la certezza del diritto.

Un braccio di ferro tra normative comunitarie e dgr regionali in contrasto. La questione del biogas nelle Marche che da molti è stata descritta semplicemente come una mera battaglia ambientale, in cui nessuno voleva nel proprio territorio un progetto, giustificandolo come un atteggiamento meramente campanilistico, in realtà nasconde una questione molto più importante: il principio della legalità e della certezza del diritto. Principio cardine, che permette a tutti di partire dalle stesse premesse e con gli stessi diritti e doveri. Legalità venuta meno nel momento in cui attraverso degli  "escamotage" , si è cercato di evitare le procedure richieste dalla Normativa della comunità europea, e poi successivamente nazionale integrata. Queste premesse inevitabilmente hanno "facilitato" a livello pratico alcuni piuttosto che altri, da qui la MEGA INDAGINE ancora in corso che ha visto già 13 avvisi di garanzia in regione Marche. A ciò poi naturalmente si deve aggiungere la problematica della scelta dei siti dove installarle, una scelta che deve essere frutto di procedure Standard che tutti i comuni dovrebbero rispettare, come avviene per ogni iniziativa che ha ad oggetto la creazione di qualsiasi attività che determini un impatto ambientale, dal più semplice al più complesso.

Le normative a cui far riferimento sono determinate e chiare:
direttiva 85/337/CEE del 27 giugno 1985
d.P.C.M. 10 agosto 1988, n. 377 e s.m.
d.P.C.M. 27 dicembre 1988 e s.m.
l. 22 febbraio 1994, n. 146
direttiva 96/61/CE del 24 settembre 1996
direttiva 97/11/CE del 3 marzo 1996
l. 15 marzo 1997, n. 59
d.lgs. 31 marzo 1998, n. 112
d.P.R. 2 settembre 1999, n. 348
direttiva 2003/35/CE del 26 maggio 2003
d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 (Testo Unico sull'ambiente o Codice dell'ambiente)
d.P.C.M. 7 marzo 2007
d.lgs. 16 gennaio 2008, n. 4, decreto di modifica e integrazione del Codice dell'ambiente (d.lgs. n. 152/2006)
d.lgs. 29 giugno 2010, n. 128, decreto di modifica e integrazione del Codice dell'ambiente (d.lgs. n. 152/2006)

Normative A cui si deve far riferimento per comprendere meglio la vicenda ed evitare poi strumentalizzazioni, perché questioni così importanti non possono essere descritti come mere ipotesi soggettive personali. La maggior parte delle norme sopra  citate hanno come oggetto fondamentale la procedura così detta di V.I.A.  

L'approfondimento.

Che cos'é il VIA: ovvero Valutazione di impatto ambientale che si può definire come "una procedura amministrativa di supporto per l'autorità decisionale finalizzato a individuare, descrivere e valutare gli impatti ambientali prodotti dall'attuazione di un determinato progetto." 

A cosa serve: stante la normativa "si basa sia sulle informazioni fornite dal proponente del progetto, sia sulla consulenza data da altre strutture della pubblica amministrazione, sia sulla partecipazione della gente e dei gruppi sociali."

Obiettivi del VIA: è quello di favorire la partecipazione della gente nei processi decisionali sull'approvazione dei progetti." Tutto ciò al fine di "valutare gli  impatti ambientali diretti o indiretti, a breve o lungo termine, permanenti o temporanei, singoli o cumulativi, la quale viene effettuata considerando i pochi ma fondamentali fattori ambientali, anche in correlazione tra di loro:
essere umano, fauna e flora; suolo, acqua, aria, fattori climatici e paesaggio; beni materiali e patrimonio culturale" .

Da qui diventa chiaro che ogni progetto per ottenere i procedimenti di installazione deve rispettare questi principi di semplice comprensione. Principi che sembrerebbe dai dati acquisiti siano molto spesso in alcuni comuni venuti meno attraverso escamotage, evitando il passaggio del VIA e ottenere i relativi permessi, attraverso le così dette varianti urbanistiche, per installarle, senza il rispetto dei protocolli nazionali e della comunità europea ben chiara sull'argomento.

Da qui una serie di iniziative promosse dalla politica in alcuni casi, e sopratutto dai cittadini riunitisi in comitati per far rispettare la normativa. Attivissimi sono stati i comitati "TERRE NOSTRE MARCHE"  che ha promosso una serie di ricorsi al TAR e alla corte costituzionale in cui vede la regione soccombente laddove la procedura di VIA non sia stata rispettata nel comune preso in riferimento. Mentre la questione sembrava essersi conclusa dopo la risposta della CORTE COSTITUZIONALE  con SENTENZA n'93/13 ,  con cui si chiedeva alla regione Marche di rendere conforme la normativa della regione  alle direttive nazionali e comunitarie laddove non era stata rispettata la procedura di VIA ( quindi in violazione di legge ) rispetto alle autorizzazioni rilasciate senza screening,  e di tenere conto anche delle aree non idonee per installazioni  da CR 62 del 2013 e DGR 1191/2012, attraverso  un atto di cosi detto "annullamento in autotutela"  per i procedimenti in violazione di legge  della direttiva comunitaria 92/11 UE, attraverso l applicazione del DLG 4/2008 art 4 26 e 29  grazie al quale si stabilisce  che le autorizzazioni  SENZA VIA  sono ANNULLABILI.  Il 16 dicembre in "sordina" e nel silenzio più totale si apprende che la giunta regionale si riunisce per approvare un DRG 1682\2013: una proposta di legge da far approvare successivamente alla giunta, attraverso la quale la giunta Spacca, porrebbe in essere una sorta di RINNOVO consentendo un VIA POSTUMO alle centrali installate in violazione di legge.

Una sorta di "sanatoria"  della regione delle procedure in violazione di legge 

Tutto ciò nonostante il quadro normativo  stabilisca con chiara lucidità, senza ombre di interpretazione alcuna, che la VIA  è " una valutazione ambientale che deve essere effettuata PRIMA  per poi eventualmente ottenere le autorizzazioni." Si potrebbe fare un esempio semplicissimo: è come chiedere di costruire prima un edificio ad un muratore e poi farsi rilasciare  da un ingegnere il disegno del progetto!Da non sottovalutare in ultimo  la parte relativa al rinnovo in cui verrebbe consentita " l'applicazione della normativa vigente al momento del primo rilascio (che ricordiamo era in violazione di legge) concessa senza la verifica di assoggettabilità. Tutto ciò potrebbe essere vissuta come una forzatura delle norme e rendere di nuovo la Regione Marche soggetta ad altri ricorsi dei comitati e dei cittadini  costretti ormai sulla vicenda ad impegnarsi in prima persona, semplicemente per far rispettare giuste norme.

Conseguenze se il  dgr 1682/2013 dovesse essere reso esecutivo:  presumibilmente con una procedura di via postuma  delle autorizzazioni  in violazione di legge, tutti coloro che hanno installato le centrali Biogas in comuni in violazione di legge, sarebbero sanati  al pari di quelle invece che le norme le hanno rispettate. È ovvio che con tale strumento la Regione Marche andrebbe a trattare tutti i soggetti e i comuni interessati  all'installazione delle Centrali Biogas allo stesso modo, sanando le situazioni in violazione di legge. Questo perché presumibilmente, di fatto,  quelli che in violazione di legge hanno installato le centrali, non otterrebbero i successivi permessi considerando il forte impatto ambientale che creano in un determinato territorio in vista sopratutto  delle normative relative alle aree NON IDONEE. La ratio di tale procedura è del tutto discutibile, dopo un attenta analisi, considerando che legalmente non avrebbe senso porre in essere una procedura di VIA POSTUMA "stravolgendo"  il suo significato originario viste le sagge motivazioni che l hanno introdotta, sia a livello comunitario che nazionale, a cui voglia o non voglia la Regione Marche deve rispettare come tutte le altre regioni di Italia.

Si apprende dal blog del comitato Terre nostre Marche che nel caso venga vagliato positivamente in regione la procedura del VIA POSTUMO, si potrebbero attivare  possibili  ulteriori azioni legali.

Nel concreto anche il comune di Matelica è coinvolto lo ricordiamo, nel lungo capitolo, ormai interminabile di questa vicenda dai caratteri paradossali, un comune nel quale si è permesso di installare una Mega centrale nonostante rientrasse nelle aree non idonee,attraverso una procedura che non ha dato vita ad una VIA , ma semplicemente ad una variante urbanistica, senza ricordiamo rispettare i protocolli nazionali che vedevano una concertazione tra i cittadini e le Istituzioni locali, e che ha trovato una serie di iniziative politiche ( ricordiamo la mozione presentata da FLI in regione, o varie osservazioni mozioni delle opposizioni in consiglio comunale) e ricorsi al TAR promossi dal comitato per la tutela del territorio. Ricordiamo infine che nell'ultimo consiglio comunale, a seguito di un acceso dibattito relativo ai controlli riguardo  la "presunta" scoperta della discarica sul fiume Esino della centrale di biogas della zona Pezze, la collettività è venuta a conoscenza del fatto che si è dato modo di lavorare  per mesi ad un impianto non completato, non collaudato e fuori legge per i requisiti di legge riguardanti l'impatto ambientale. Al vaglio  di tale situazione,  doverosa è una valutazione della vicenda da parte dei protagonisti e dei cittadini, basata su un  onestà intellettuale, che preveda una soluzione giusta, senza figli o figliastri, uno scatto di orgoglio della buona politica che sappia operare per rimettere a posto le cose sfuggite di mano a troppi soggetti. In un momento in cui la politica sembra essere la causa dei mail e la contestazione non è più la panacea per rimediare agli errori, trovare una soluzione concreta nel rispetto delle leggi, e della salvaguardia dei cittadini e degli imprenditori onesti, dovrebbe tornare ad essere l'obbiettivo primario. Le energie rinnovabili, frutto della così detta green Economy sono strumenti che se ben gestiti rappresenterebbero delle risorse non solo vantaggiose nell'economia ma anche all'ambiente, a patto che vengano rispettati i principi per cui sono stai introdotti, Principi chiari e semplici. Tornare a chiedere l'ovvio e cioè indirizzare la Green Economy verso il concetto,  dopo la sentenza della corte costituzionale, dovrebbe far riflettere gli amministratori, e ricordarsi il ruolo per cui sono stati votati dalla collettività.

Gessica Menichelli 

Nessun commento:

Posta un commento