Un capitolo senza fine quello relativo
alla vicenda del Biogas nelle Marche e di conseguenza anche nel Comune di
Matelica. Due lunghissimi anni, durante i quali, si battaglia non
soltanto per una questione ambientale di rilievo ma sopratutto per una
BATTAGLIA relativa alla LEGALITÀ, al rispetto delle leggi nazionali e della
comunità europea disattese dalla giunta regionale che ha procurato un effetto
domino, successivo nei comuni, trovatosi coinvolti in una vicenda ormai dai
toni presumibilmente "paradossali" dove si combatte per la
certezza del diritto.
Un braccio di ferro tra normative
comunitarie e dgr regionali in contrasto. La questione del biogas nelle Marche
che da molti è stata descritta semplicemente come una mera battaglia
ambientale, in cui nessuno voleva nel proprio territorio un progetto,
giustificandolo come un atteggiamento meramente campanilistico, in realtà
nasconde una questione molto più importante: il principio della legalità e
della certezza del diritto. Principio cardine, che permette a tutti di partire
dalle stesse premesse e con gli stessi diritti e doveri. Legalità venuta meno
nel momento in cui attraverso degli "escamotage" , si è
cercato di evitare le procedure richieste dalla Normativa della comunità
europea, e poi successivamente nazionale integrata. Queste premesse
inevitabilmente hanno "facilitato" a livello pratico alcuni piuttosto
che altri, da qui la MEGA INDAGINE ancora in corso che ha visto già 13 avvisi
di garanzia in regione Marche. A ciò poi naturalmente si deve aggiungere la
problematica della scelta dei siti dove installarle, una scelta che deve essere
frutto di procedure Standard che tutti i comuni dovrebbero rispettare, come
avviene per ogni iniziativa che ha ad oggetto la creazione di qualsiasi
attività che determini un impatto ambientale, dal più semplice al più
complesso.
Le normative a cui far riferimento sono
determinate e chiare:
direttiva 85/337/CEE del 27 giugno 1985
d.P.C.M. 10 agosto 1988, n. 377 e s.m.
d.P.C.M. 27 dicembre 1988 e s.m.
l. 22 febbraio 1994, n. 146
direttiva 96/61/CE del 24 settembre 1996
direttiva 97/11/CE del 3 marzo 1996
l. 15 marzo 1997, n. 59
d.lgs. 31 marzo 1998, n. 112
d.P.R. 2 settembre 1999, n. 348
direttiva 2003/35/CE del 26 maggio 2003
d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 (Testo
Unico sull'ambiente o Codice dell'ambiente)
d.P.C.M. 7 marzo 2007
d.lgs. 16 gennaio 2008, n. 4, decreto di
modifica e integrazione del Codice dell'ambiente (d.lgs. n. 152/2006)
d.lgs. 29 giugno 2010, n. 128, decreto
di modifica e integrazione del Codice dell'ambiente (d.lgs. n. 152/2006)
Normative A cui si deve far riferimento
per comprendere meglio la vicenda ed evitare poi strumentalizzazioni, perché
questioni così importanti non possono essere descritti come mere ipotesi
soggettive personali. La maggior parte delle norme sopra citate hanno
come oggetto fondamentale la procedura così detta di V.I.A.
L'approfondimento.
Che cos'é il VIA: ovvero Valutazione
di impatto ambientale che si può definire come "una procedura
amministrativa di supporto per l'autorità decisionale finalizzato a
individuare, descrivere e valutare gli impatti ambientali prodotti
dall'attuazione di un determinato progetto."
A cosa serve: stante la normativa
"si basa sia sulle informazioni fornite dal proponente del progetto, sia
sulla consulenza data da altre strutture della pubblica amministrazione, sia
sulla partecipazione della gente e dei gruppi sociali."
Obiettivi del VIA: è quello di
favorire la partecipazione della gente nei processi decisionali
sull'approvazione dei progetti." Tutto ciò al fine di "valutare
gli impatti ambientali diretti o indiretti, a breve o lungo termine,
permanenti o temporanei, singoli o cumulativi, la quale viene effettuata
considerando i pochi ma fondamentali fattori ambientali, anche in correlazione
tra di loro:
essere umano, fauna e flora; suolo,
acqua, aria, fattori climatici e paesaggio; beni materiali e patrimonio
culturale" .
Da qui diventa chiaro che ogni progetto
per ottenere i procedimenti di installazione deve rispettare questi principi di
semplice comprensione. Principi che sembrerebbe dai dati acquisiti siano molto
spesso in alcuni comuni venuti meno attraverso escamotage, evitando il
passaggio del VIA e ottenere i relativi permessi, attraverso le così dette
varianti urbanistiche, per installarle, senza il rispetto dei protocolli
nazionali e della comunità europea ben chiara sull'argomento.
Da qui una serie di iniziative promosse
dalla politica in alcuni casi, e sopratutto dai cittadini riunitisi in comitati
per far rispettare la normativa. Attivissimi sono stati i comitati "TERRE
NOSTRE MARCHE" che ha promosso una serie di ricorsi al TAR e alla
corte costituzionale in cui vede la regione soccombente laddove la procedura di
VIA non sia stata rispettata nel comune preso in riferimento. Mentre la
questione sembrava essersi conclusa dopo la risposta della CORTE COSTITUZIONALE
con SENTENZA n'93/13 , con cui si chiedeva alla regione Marche di
rendere conforme la normativa della regione alle direttive nazionali e
comunitarie laddove non era stata rispettata la procedura di VIA ( quindi in
violazione di legge ) rispetto alle autorizzazioni rilasciate senza screening,
e di tenere conto anche delle aree non idonee per installazioni da
CR 62 del 2013 e DGR 1191/2012, attraverso un atto di cosi detto
"annullamento in autotutela" per i procedimenti in violazione
di legge della direttiva comunitaria 92/11 UE, attraverso l applicazione
del DLG 4/2008 art 4 26 e 29 grazie al quale si stabilisce che le
autorizzazioni SENZA VIA sono ANNULLABILI. Il 16 dicembre in
"sordina" e nel silenzio più totale si apprende che la giunta
regionale si riunisce per approvare un DRG 1682\2013: una proposta di legge da
far approvare successivamente alla giunta, attraverso la quale la giunta
Spacca, porrebbe in essere una sorta di RINNOVO consentendo un VIA POSTUMO alle
centrali installate in violazione di legge.
Una sorta di "sanatoria"
della regione delle procedure in violazione di legge
Tutto ciò nonostante il quadro normativo
stabilisca con chiara lucidità, senza ombre di interpretazione alcuna,
che la VIA è " una valutazione ambientale che deve essere effettuata
PRIMA per poi eventualmente ottenere le autorizzazioni." Si potrebbe
fare un esempio semplicissimo: è come chiedere di costruire prima un edificio
ad un muratore e poi farsi rilasciare da un ingegnere il disegno del
progetto!Da non sottovalutare in ultimo la parte relativa al rinnovo in
cui verrebbe consentita " l'applicazione della normativa vigente al
momento del primo rilascio (che ricordiamo era in violazione di legge) concessa
senza la verifica di assoggettabilità. Tutto ciò potrebbe essere vissuta come
una forzatura delle norme e rendere di nuovo la Regione Marche soggetta ad
altri ricorsi dei comitati e dei cittadini costretti ormai sulla vicenda
ad impegnarsi in prima persona, semplicemente per far rispettare giuste norme.
Conseguenze se il dgr 1682/2013
dovesse essere reso esecutivo: presumibilmente con una procedura di via
postuma delle autorizzazioni in violazione di legge, tutti coloro
che hanno installato le centrali Biogas in comuni in violazione di legge,
sarebbero sanati al pari di quelle invece che le norme le hanno
rispettate. È ovvio che con tale strumento la Regione Marche andrebbe a
trattare tutti i soggetti e i comuni interessati all'installazione delle
Centrali Biogas allo stesso modo, sanando le situazioni in violazione di legge.
Questo perché presumibilmente, di fatto, quelli che in violazione di
legge hanno installato le centrali, non otterrebbero i successivi permessi
considerando il forte impatto ambientale che creano in un determinato
territorio in vista sopratutto delle normative relative alle aree NON
IDONEE. La ratio di tale procedura è del tutto discutibile, dopo un attenta
analisi, considerando che legalmente non avrebbe senso porre in essere una
procedura di VIA POSTUMA "stravolgendo" il suo significato
originario viste le sagge motivazioni che l hanno introdotta, sia a livello
comunitario che nazionale, a cui voglia o non voglia la Regione Marche deve
rispettare come tutte le altre regioni di Italia.
Si apprende dal blog del comitato Terre nostre Marche che nel caso venga vagliato positivamente in regione la procedura del VIA POSTUMO, si potrebbero attivare possibili ulteriori azioni legali.
Gessica Menichelli
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