I confronti in televisione erano uno dei piatti prelibati della
macchina infernale della politica, a partire dai primi anni Novanta. Se non
emergeva un tono di voce alto, se non si innestava l’insulto, se la diatriba
non assumeva contorni facinorosi, l’italiano sonnecchiava. Nello società dello
spettacolo, fino a qualche tempo fa, l’esempio di Vittorio Sgarbi, tra i primi,
portò la televisione urlata in casa della gente. Oggi non è più cosi: la crisi
economica e la recessione da un punto di vista occupazionale, hanno spinto
l’ascoltatore ad una volontà superiore. Ci vuole il ragionamento, la proposta,
l’intelligenza. Ci vuole meno chiacchiericcio e più contenuto. Nel frattempo è
arrivata l’era del web, la società orizzontale in cui tutti parlano e tutti
hanno spazio per dire ciò che vogliono. Quindi il fenomeno Beppe Grillo, che ha
deciso di parlare attraverso i blog e non in televisione. Giusto o sbagliato?
Grillo ha dichiarato: “”Ho
fatto la tv per 40 anni. Fa male non per quello che viene detto, ma per quello
che si vede. Noi non andremo in televisione, noi la occuperemo”. La
provocazione è arrivata durante un comizio a Ragusa per le elezioni comunali. Continua la linea
morbida del leader del Movimento 5 Stelle sul tema più discusso in passato: la
comparsa nei programmi del piccolo schermo. Dopo il divieto assoluto per
deputati e senatori di partecipare ai talk show, il deludente risultato alle
amministrative ha convinto Beppe Grillo
e Gianroberto Casaleggio a cambiare strategia. Venerdì 31 maggio, i
primi corsi di comunicazione organizzati a Milano per dieci parlamentari
grillini e poi l’intervista a “In mezz’ora” di Roberto Fico, nuovo portavoce alla Camera e candidato alla
presidenza della commissione di Vigilanza Rai. E’ lui volto pulito mandato a
colonizzare la televisione nazionale. “Con Grillo e Casaleggio”, ha spiegato
alla giornalista Lucia Annunziata, “abbiamo avuto un incontro rilassato sulla comunicazione.
Per quanto riguarda le presenze in tv, non ci siamo mai sottratti, stiamo solo
cercando di definire una modo più efficace per mettere al corrente i cittadini
delle cose che facciamo. Non abbiamo
ricevuto delle regole vere e proprie, ma delle indicazioni. Cioè andare
nelle trasmissioni dove si possono spiegare i progetti di legge sui quali
stiamo lavorando”. Certo è che nei blog la conduzione è nelle mani di chi
gestisce il portale, mentre in televisione il gioco è appannaggio,
innanzitutto, del conduttore. Sulla comunicazione non si può peccare, per fare
politica. E’ da qui che nascono il consenso e il dissenso. Grillo ha detto che
trasformerà la polemica astiosa in rabbia francescana. Abbassare i toni e
stabilire una progettualità chiara e stringente. Il resto è aria fritta per
tutti. La televisione aspetta…
Alessandro Moscè
Direttore Editoriale
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