martedì 28 maggio 2013

LA FRONTIERA DELLE CELLULE STAMINALI: LE NOTIZIE CHE PASSANO INOSSERVATE



Prima dell’ictus, cinque anni fa, l'ex insegnante in pensione Frank Mars (80 anni) era una persona attiva che amava suonare il pianoforte. La malattia gli ha lasciato una grande debolezza e poca coordinazione nel lato sinistro del corpo, con problemi di equilibrio. Ora, dopo il trattamento con cellule staminali direttamente nel cervello, l'uomo si muove meglio, la sua mano è più forte e sembra aver recuperato in parte anche la stabilità. “Adesso riesco ad afferrare gli oggetti”, racconta alla Bbc online Frank Mars, che è uno dei nove pazienti americani che partecipano alla sperimentazione Gb anti-ictus. Le nuove frontiere della medicina e la possibilità, per l’uomo, di curare meglio malattie altamente mortali o invalidanti, non sono mai al centro della cronaca quotidiana dei giornali. Si tratta di notizie che bisogna scovare con un lavoro di approfondimento. Eppure la vicenda di Frank Mars merita una grande attenzione: i ricercatori sperano di usare una nuova tecnica per fornire tessuti di ricambio ai malati. Le cellule staminali embrionali sono i progenitori di tutte le cellule del corpo. Nel corso della gravidanza quel primo grumo di staminali si moltiplica dando origine ai circa 200 diversi tipi di cellule che formano il corpo umano della pelle, dei neuroni, del sangue, delle ossa, del cuore, del rene e via elencando. Insomma, le staminali embrionali possono diventare qualsiasi cellula del corpo. Ancora non sappiamo come usarle bene nei malati, perché da queste stesse cellule hanno origine anche i tumori, ma in futuro la disponibilità delle stesse potrà consentire, secondo molti scienziati, di rigenerare organi danneggiati. Intanto si registra il primo trapianto su una bambina italiana di cellule staminali dal proprio cordone ombelicale conservato alla nascita. L’intervento è stato effettuato negli Stati Uniti su una bimba di 3 anni e mezzo affetta da paralisi cerebrale. Il cordone era stato appunto conservato (privatamente) e la piccola è stata inserita in una sperimentazione clinica controllata dall’ente statunitense che si basa sull’utilizzo delle staminali cosiddette autologhe. Il campione comprende 60 bambini da tutto il mondo compresi tra 1 e 6 anni. Il trapianto, con infusione di staminali, è andato bene e secondo i medici ci sono “buone speranze” di miglioramento. Un motivo in più per andare avanti.

Alessandro Moscè
Direttore Editoriale

 

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