Prima dell’ictus,
cinque anni fa, l'ex insegnante in pensione Frank Mars (80 anni) era una
persona attiva che amava suonare il pianoforte. La malattia gli ha lasciato una
grande debolezza e poca coordinazione nel lato sinistro del corpo, con problemi
di equilibrio. Ora, dopo il trattamento con cellule staminali direttamente nel
cervello, l'uomo si muove meglio, la sua mano è più forte e sembra aver
recuperato in parte anche la stabilità. “Adesso riesco ad afferrare gli
oggetti”, racconta alla Bbc online Frank Mars, che è uno dei nove pazienti americani
che partecipano alla sperimentazione Gb anti-ictus. Le nuove frontiere della
medicina e la possibilità, per l’uomo, di curare meglio malattie altamente
mortali o invalidanti, non sono mai al centro della cronaca quotidiana dei
giornali. Si tratta di notizie che bisogna scovare con un lavoro di
approfondimento. Eppure la vicenda di Frank Mars merita una grande attenzione: i ricercatori
sperano di usare una nuova tecnica per fornire tessuti di ricambio ai malati.
Le cellule staminali embrionali sono i progenitori di tutte le cellule del
corpo. Nel corso della gravidanza quel primo grumo di staminali si moltiplica
dando origine ai circa 200 diversi tipi di cellule che formano il corpo umano della
pelle, dei neuroni, del sangue, delle ossa, del cuore, del rene e via
elencando. Insomma, le staminali embrionali possono diventare qualsiasi cellula
del corpo. Ancora non sappiamo come usarle bene nei malati, perché da queste
stesse cellule hanno origine anche i tumori, ma in futuro la disponibilità delle
stesse potrà consentire, secondo molti scienziati, di rigenerare organi
danneggiati. Intanto si registra il primo trapianto su una
bambina italiana di cellule staminali dal proprio cordone ombelicale conservato
alla nascita. L’intervento è stato effettuato negli Stati Uniti su una bimba di
3 anni e mezzo affetta da paralisi cerebrale. Il cordone era stato appunto conservato
(privatamente) e la piccola è stata inserita in una sperimentazione clinica
controllata dall’ente statunitense che si basa sull’utilizzo delle staminali cosiddette
autologhe. Il campione comprende 60 bambini da tutto il mondo compresi tra 1 e
6 anni. Il trapianto, con infusione di staminali, è andato bene e secondo i
medici ci sono “buone speranze” di miglioramento. Un motivo in più per andare
avanti.
Alessandro
Moscè
Direttore
Editoriale
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