martedì 23 aprile 2013

IL VERBO DI RE GIORGIO di Alessandro Moscè


Rieletto Presidente della Repubblica a 87 anni, Napolitano non lo nasconde: “Non prevedevo di tornare in questa aula”, ha detto, ricordando che già a dicembre aveva spiegato come la non rielezione fosse l’alternativa migliore. Rimane però la convinzione dell’esigenza di dare un segno di normalità e continuità istituzionale con una naturale successione nell’incarico di Capo dello Stato. Già oggi sono attese le prime consultazioni del Presidente della Repubblica per la formazione del governo, per arrivare all’incarico dopodomani. Giuliano Amato in pole position per la premiership, ma sul tavolo della direzione del Pd potrebbe arrivare la candidatura di Matteo Renzi. Convenienze, tatticismi e strumentalismi: ecco ciò che per Giorgio Napolitano ha condannato alla sterilità o ad esiti minimali i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento. Per Re Giorgio si deve reagire a disinformazioni e polemiche che colpiscono lo strumento militare, giustamente avviato a una seria riforma, ma sempre posto, nello spirito della Costituzione, a presidio della partecipazione italiana, alle missioni di stabilizzazione e di pace della comunità internazionale. “Occorre grande attenzione di fronte a esigenze di tutela della libertà e della sicurezza, da nuove articolazioni criminali e da nuove pulsioni eversive, e anche di fronte a fenomeni di tensione e disordine nei rapporti tra diversi poteri dello Stato e diverse istituzioni costituzionalmente rilevanti”, ha aggiunto Napolitano dopo il giuramento alludendo chiaramente al Movimento 5 Stelle. “Ho detto di sì per dare un governo al paese, farò ciò che mi compete, non oltre i limiti del mio ruolo. Ma tutte le forze politiche si prendano con realismo le loro responsabilità. Era questa la posta implicita dell’appello rivoltomi due giorni or sono”, ha sottolineato, invitando i partiti alle loro responsabilità. I risultati complessivi delle elezioni indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo, non trascurando, su un altro piano, l’esigenza di intese più ampie per problemi di comune responsabilità istituzionale. Le forze rappresentate in Parlamento, senza alcuna eccezione, debbono comunque dare ora il loro apporto alle decisioni per il rinnovamento del paese. Senza temere di convergere. Napolitano ha ammonito: “In Italia si è diffuso un orrore per ogni ipotesi di alleanza, mediazione, convergenza. Ed un segno di regressione della democrazia, una visione miope rispetto all’Europa”. Le reazioni, apparentemente, sono positive. Ma la prova della verità sarà al momento delle votazioni in aula. La domanda è sempre la stessa: chi contraddirà Napolitano?

Alessandro Moscè
Direttore Editoriale

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