Rieletto Presidente della
Repubblica a 87 anni, Napolitano non lo nasconde: “Non prevedevo di tornare in
questa aula”, ha detto, ricordando che già a dicembre aveva spiegato come la
non rielezione fosse l’alternativa migliore. Rimane però la convinzione dell’esigenza
di dare un segno di normalità e continuità istituzionale con una naturale
successione nell’incarico di Capo dello Stato. Già oggi sono attese le prime consultazioni
del Presidente della Repubblica per la formazione del governo, per arrivare
all’incarico dopodomani. Giuliano Amato in pole position per la premiership, ma
sul tavolo della direzione del Pd potrebbe arrivare la candidatura di Matteo
Renzi. Convenienze, tatticismi e strumentalismi: ecco ciò che per Giorgio
Napolitano ha condannato alla sterilità o ad esiti minimali i confronti tra le
forze politiche e i dibattiti in Parlamento. Per Re Giorgio si deve reagire
a disinformazioni e polemiche che colpiscono lo strumento militare, giustamente
avviato a una seria riforma, ma sempre posto, nello spirito della Costituzione,
a presidio della partecipazione italiana, alle missioni di stabilizzazione e di
pace della comunità internazionale. “Occorre grande attenzione di fronte a
esigenze di tutela della libertà e della sicurezza, da nuove articolazioni
criminali e da nuove pulsioni eversive, e anche di fronte a fenomeni di
tensione e disordine nei rapporti tra diversi poteri dello Stato e diverse
istituzioni costituzionalmente rilevanti”, ha aggiunto Napolitano dopo il
giuramento alludendo chiaramente al Movimento 5 Stelle. “Ho detto di sì per dare un governo al paese, farò ciò
che mi compete, non oltre i limiti del mio ruolo. Ma tutte le forze politiche
si prendano con realismo le loro responsabilità. Era questa la posta implicita
dell’appello rivoltomi due giorni or sono”, ha sottolineato, invitando i partiti
alle loro responsabilità. I risultati complessivi delle elezioni indicano
tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per
far vivere un governo, non trascurando, su un altro piano, l’esigenza di intese
più ampie per problemi di comune responsabilità istituzionale. Le forze
rappresentate in Parlamento, senza alcuna eccezione, debbono comunque dare ora
il loro apporto alle decisioni per il rinnovamento del paese. Senza temere di
convergere. Napolitano ha ammonito: “In Italia si è diffuso un orrore per ogni ipotesi di
alleanza, mediazione, convergenza. Ed un segno di regressione della democrazia,
una visione miope rispetto all’Europa”. Le reazioni, apparentemente, sono
positive. Ma la prova della verità sarà al momento delle votazioni in aula. La
domanda è sempre la stessa: chi contraddirà Napolitano?
Alessandro Moscè
Direttore Editoriale
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