mercoledì 24 aprile 2013

Capo del governo cercasi - di Alessandro Mosce'


Sarà una giornata lunga. Sarà una giornata di intese. Sarà una giornata nel segno dello sblocco politico, finalmente. Sarà il giorno di… Enrico Letta o di Giuliano Amato? Matteo Renzi sembra scivolato nelle retrovie complice il veto irremovibile di Berlusconi. Re Giorgio ha il pallino in mano e nessuno potrà dirgli di no. Il capo del governo incaricato porterà a casa la maggioranza parlamentare e già stasera potremmo avere il nuovo esecutivo in carica, che sarà di larghe intese e soprattutto politico. Nel caso spuntasse qualche intoppo sull’assegnazione delle cariche, la cerimonia ufficiale del giuramento e il passaggio delle consegne avrebbero luogo domani, 25 aprile, anniversario della Liberazione: una coincidenza dal sapore davvero simbolico. Napolitano non ha perso un attimo. Una giornata, quella di ieri, destinata alle consultazioni di rito. In pratica il tempo necessario ai partiti per pronunciare un sì o un no. Il via libera a scatola chiusa è giunto da Pd, Pdl e Scelta Civica, cioè dagli stessi partiti che hanno retto il governo Monti. Volenti o nolenti, proseguiranno il loro sodalizio. I democratici garantiscono il pieno sostegno a Giorgio Napolitano, sebbene il documento approvato dalla direzione registri 7 voti contrari e 14 astensioni, tra cui quella inaspettata di Rosy Bindi. Il Pd, al suo interno, continua a rimanere dilaniato. “Confermo qui le mie dimissioni che saranno portate all’Assemblea nazionale”. Così Pier Luigi Bersani ha esordito nel suo intervento di apertura della direzione trasmessa in diretta streaming su youdem.tv. “Ho dovuto annunciarle dopo la bocciatura delle candidature di Marini e Prodi da parte dei franchi tiratori. Molti dei nostri grandi elettori sono venuti meno a decisioni formali e collettive in un momento cruciale. Siamo stati sull’orlo di una crisi gravissima e senza precedenti”. Nei colloqui di ieri Re Giorgio mai si è lasciato sfuggire il nome di Amato. Tuttavia ha tracciato un identikit del futuro premier che sembra ritagliato su misura per l’ex “Dottor Sottile”. Berlusconi continua a sorridere, Enrico Letta sogghigna, Renzi riflette, D’Alema schiuma di rabbia e il resto dei nomi altisonanti della politica italiana fa bel viso e cattiva sorte. Grillo continua a gridare allo scandalo, ma il voto in Friuli Venezia Giulia non è da prendere sotto gamba. Il Movimento 5 Stelle è precipitato. Sarà solo un caso? Intanto è rottura totale tra i grillini e la vecchia e clientelare politica siciliana. La partitocrazia usurata dal clientelismo (Pd, Pdl, Udc e lo stesso governo di Rosario Crocetta) ha fatto quadrato sul bilancio. Gli unici che puntano sul cambiamento sono i deputati del Movimento 5 Stelle. Ma per la vecchia guardia siciliana gli emendamenti grillini sono fumo negli occhi. Sembra che il cambiamento sia duro a venire: tutto cambia perché tutto resti come prima. Corsi e ricorsi storici… e la piazza rumoreggia come sempre.
Alessandro Moscè
Direttore Editoriale

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