TAGLI, tagli e ancora tagli. Le soluzioni presentate come
salvifiche da Carlo Cottarelli, il commissario alla spending review,
prevedono tagli dai tre ai cinque miliardi a partire da maggio,
destinati a finanziare la riduzione del cuneo fiscale a riferirlo Il Resto del Carlino in un atricolo di Alessandra Napolitano. Oltre a mettere
mano alle spese per la Difesa, ai trasferimenti alle imprese, alla
riorganizzazione delle forze di Polizia e al taglio degli stipendi dei
dirigenti, Cottarelli avrebbe individuato esuberi tra i dipendenti
pubblici per 85mila unità al 2016. Una misura che potrebbe generare un
risparmio per le casse statali di 3 miliardi. Ma il dito è puntato anche
sul turnover. A riflettere su che cosa significhino queste
sforbiciate per le Marche è Alessandro Peroldi, segretario regionale FP
Cgil Marche. «Il pubblico impiego sotto il profilo delle retribuzioni
è già stato ampiamente prosciugato ed è destinato a scendere sotto la
soglia dei 3 milioni di lavoratori — spiega —. nella nostra regione
operano 83.077 fra lavoratrici e lavoratori pubblici pari al 2,52% del
totale su base nazionale. Questo significa che nelle Marche gli esuberi e
quindi dipendenti pubblici a rischio, potrebbero essere 2.100».
Un’ulteriore riflessione riguarda poi le istituzioni locali. Nelle
Marche quando si parla di Autonomie Locali, si fa riferimento a oltre
15mila lavoratori dei quali 2.200 sono presenti nelle cinque province.
Le Marche sono sotto la media nazionale per il numero dei dipendenti
comunali: 7 per mille abitanti contro il 7,44 per mille a livello
nazionale. La riduzione della spesa pubblica ha già inciso sulla
garanzia dei servizi ai cittadini e sulle condizioni di lavoro del
personale impegnato nelle istituzioni locali. «Aumentata l’incertezza e
il disorientamento fra i lavoratori delle Province, dei Comuni ma anche
delle Camere di Commercio. Le Province rappresentano la spesa inutile da
tagliare senza però che sia stata elaborata una strategia per
affrontare il riassetto del territorio — dichiara Peroldi —. Per prima
cosa andrebbe affrontato il tema del riordino degli enti strumentali,
agenzie, società partecipate e consorzi non strettamente collegati alle
funzioni istituzionali, società partecipate che esercitano
impropriamente le funzioni che la Costituzione assegna alle autonomie
territoriali».
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