giovedì 20 marzo 2014

DIPENDENTI PUBBLICI: ECCO I TAGLI NELLA MARCHE

TAGLI, tagli e ancora tagli. Le soluzioni presentate come salvifiche da Carlo Cottarelli, il commissario alla spending review, prevedono tagli dai tre ai cinque miliardi a partire da maggio, destinati a finanziare la riduzione del cuneo fiscale a riferirlo Il Resto del Carlino in un atricolo di Alessandra Napolitano. Oltre a mettere mano alle spese per la Difesa, ai trasferimenti alle imprese, alla riorganizzazione delle forze di Polizia e al taglio degli stipendi dei dirigenti, Cottarelli avrebbe individuato esuberi tra i dipendenti pubblici per 85mila unità al 2016. Una misura che potrebbe generare un risparmio per le casse statali di 3 miliardi. Ma il dito è puntato anche sul turnover. A riflettere su che cosa significhino queste sforbiciate per le Marche è Alessandro Peroldi, segretario regionale FP Cgil Marche. «Il pubblico impiego sotto il profilo delle retribuzioni è già stato ampiamente prosciugato ed è destinato a scendere sotto la soglia dei 3 milioni di lavoratori — spiega —. nella nostra regione operano 83.077 fra lavoratrici e lavoratori pubblici pari al 2,52% del totale su base nazionale. Questo significa che nelle Marche gli esuberi e quindi dipendenti pubblici a rischio, potrebbero essere 2.100». Un’ulteriore riflessione riguarda poi le istituzioni locali. Nelle Marche quando si parla di Autonomie Locali, si fa riferimento a oltre 15mila lavoratori dei quali 2.200 sono presenti nelle cinque province. Le Marche sono sotto la media nazionale per il numero dei dipendenti comunali: 7 per mille abitanti contro il 7,44 per mille a livello nazionale. La riduzione della spesa pubblica ha già inciso sulla garanzia dei servizi ai cittadini e sulle condizioni di lavoro del personale impegnato nelle istituzioni locali. «Aumentata l’incertezza e il disorientamento fra i lavoratori delle Province, dei Comuni ma anche delle Camere di Commercio. Le Province rappresentano la spesa inutile da tagliare senza però che sia stata elaborata una strategia per affrontare il riassetto del territorio — dichiara Peroldi —. Per prima cosa andrebbe affrontato il tema del riordino degli enti strumentali, agenzie, società partecipate e consorzi non strettamente collegati alle funzioni istituzionali, società partecipate che esercitano impropriamente le funzioni che la Costituzione assegna alle autonomie territoriali». 


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