Radio Gold News ha intervistato il professor Giampiero Donnini per approfondire la storia dell'Oratorio dei Beati Becchetti di Fabriano di cui abbiamo già parlato con il reportage che riproponiamo in questa occasione.
Oratorio beati Becchetti: una struttura originale o modificata nel corso dei secoli?
Allo stato attuale, le manomissioni subite nei secoli scorsi dal Santo Sepolcro non consentono di risalire alla sua originaria struttura. Giovanni e Pietro Becchetti, frati agostiniani fabrianesi, lo edificarono dopo il 1393, al ritorno da un viaggio in Palestina. E vollero in esso riproporre la struttura del Golgota per narrare la passione di Cristo.
Come era originariamente l'oratorio?
Gli antichi cronisti locali ci hanno tramandato la descrizione dei gruppi lignei e la dislocazione dei relativi altari che li accoglievano. Per una scala di dodici gradini, tuttora esistente, si accedeva al “monte Calvario”, dove le figure dolenti della Vergine e dell'Evangelista affiancavano quella di Cristo crocifisso. Alle spalle del Martire la parete è impegnata da un affresco di mano di Lorenzo Salimbeni da San Severino Marche, raffigurante l' Albero della Vita. Nel secondo altare, non più identificabile, detto “la valle di Giosafat”, era esaltato lo spasimo della Vergine alla vista del Figlio condotto al supplizio. Il terzo altare, posto più in basso degli altri, dove si giungeva scendendo dieci gradini, era consacrato alla “Madonna del pianto”. Nel quarto altare era venerata la “Madonna delle Grazie” e nel quinto, eretto più tardi, furono posti i corpi dei due beati.
Quali opere ospitava?
Delle numerose sculture che l' Oratorio ospitava restano ancora notevoli testimonianze, oggi esposte nella Pinacoteca Civica Molajoli. Si tratta del bellissimo Cristo crocifisso; delle figure in grandezza naturale della Vergine e di S. Giovanni Evangelista, col viso rigato di lacrime; della Pietà, raffigurante il classico gruppo della Madonna seduta con in grembo adagiato il corpo esanime di Cristo; dei corpi della Madre e del Figlio distesi senza vita sul catafalco. Sono manufatti lignei riconducibili ad un unico artefice o ad un'unica bottega locale operante tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo. Sempre in Pinacoteca sono conservati un altare gotico a colonnine e la cassa contenente il corpo del beato Pietro Becchetti, istoriata sul fronte con episodi e miracoli della sua vita, di mano del pittore eugubino Ottaviano Nelli.
Qual'è l'importanza artistica e culturale di un luogo come l'Oratorio Becchetti?
Dalla lettura di queste note emerge l'importanza culturale e artistica del Santo Sepolcro fabrianese. Che si pone in forte anticipo sul gruppo dei più famosi Sacri Monti, diffusi specialmente tra Piemonte e Lombardia tra la seconda metà del '500 e la prima metà del secolo seguente.
Per vedere il reportage "Salviamo l'Oratorio dei Beati Becchetti" clicca qui:
Marco Antonini
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