lunedì 8 luglio 2013

L’OPPOSIZIONE CHE DIVENTA CONSUETUDINE- di Alessandro Moscè

La fiaccolata della speranza organizzata dalla diocesi e seguita in diretta da Radio Gold, è stata la dimostrazione che l’aria scotta. L’opposizione fabrianese, ormai, è una prassi. Non più l’eccezione ma la regola. La gente, cassaintegrati, lavoratori, persone comuni, dice di no al Piano Italia di Indesit e lo fanno dimostrando la netta contrarietà, esponendosi. Intanto, nello stabilimento di Albacina sono ripresi gli scioperi a macchia di leopardo per rallentare la movimentazione delle merci, in questo caso dei prodotti destinati alla Polonia. Nessun blocco a Melano, in attesa dell’esito dell’incontro tra azienda e sindacati al tavolo voluto dal ministero dello Sviluppo economico per riannodare i fili della trattativa. La protesta si è trasformata in manifestazione continua, quindi in abitudine. La comunità fabrianese, paradossalmente, non è mai stata così unita come adesso. Questa settimana sarà cruciale. Sindacati, Rsu e lavoratori si preparano all’appuntamento di domani presso la sede della Regione Marche, dove il consiglio aprirà i lavori con una sessione dedicata alle grandi crisi aziendali del territorio. Da Albacina è prevista la partenza di un serpentone di auto che a passo di lumaca raggiungerà, lungo la superstrada SS76, Ancona.  Con l’invito da parte del ministro allo Sviluppo Economico Flavio Zanonato a rivedere il piano che prevede 1.425 esuberi, si era conclusa la prima riunione del tavolo riconvocato per martedì 16 luglio. Il ministro esprime la forte preoccupazione del governo per il piano che acuirebbe le sofferenze di aree già colpite da una pesante involuzione. Si vogliono valutare nuove prospettive per gli stabilimenti e le possibili attività di ricerca e sviluppo per prodotti di alto valore tecnologico. Ma più che dalle istituzioni, i segnali forti vengono dalle persone, come detto. L’egemonia familiare dei Merloni è fortemente intaccata. Qualcuno chiede che finalmente parlino gli esponenti della proprietà. Anche chi non lo dice apertamente, lo pensa. Sembrano significative le parole del vescovo don Giancarlo Vecerrica, che durante la fiaccolata ha sintetizzato il pensiero comune, lo slogan della Fabriano attuale: Speriamo che l’iniziativa possa illuminare le menti di chi deve decidere e purtroppo sta rubando la speranza ai lavoratori. Non si può giocare sulla pelle del popolo per meri calcoli economici. Io sono dalla parte della gente così come mi ha chiesto personalmente Papa Francesco nell’incontro che ho avuto con lui”. Sono affermazioni chiare, concise, dure. Quei chilometri a piedi e quelle 1.000 persone con la luce accesa in un lungo serpentone, hanno lasciato una traccia incancellabile nella memoria della città che sta rapidamente cambiando faccia. E per sempre.
 
Alessandro Moscè
Direttore Editoriale

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