La fiaccolata della speranza organizzata dalla diocesi e seguita in
diretta da Radio Gold, è stata la dimostrazione che l’aria scotta.
L’opposizione fabrianese, ormai, è una prassi. Non più l’eccezione ma la
regola. La gente, cassaintegrati, lavoratori, persone comuni, dice di no al
Piano Italia di Indesit e lo fanno dimostrando la netta contrarietà,
esponendosi. Intanto, nello stabilimento
di Albacina sono ripresi gli scioperi a macchia di leopardo per rallentare la movimentazione
delle merci, in questo caso dei prodotti destinati alla Polonia. Nessun blocco
a Melano, in attesa dell’esito dell’incontro tra azienda e sindacati al tavolo
voluto dal ministero dello Sviluppo economico per riannodare i fili della
trattativa. La protesta si è trasformata in manifestazione continua, quindi in
abitudine. La comunità fabrianese, paradossalmente, non è mai stata così unita
come adesso. Questa settimana sarà cruciale. Sindacati, Rsu e lavoratori si preparano all’appuntamento
di domani presso la sede della Regione Marche, dove il consiglio aprirà i
lavori con una sessione dedicata alle grandi crisi aziendali del territorio. Da
Albacina è prevista la partenza di un serpentone di auto che a passo di lumaca
raggiungerà, lungo la superstrada SS76, Ancona. Con
l’invito da parte del ministro allo Sviluppo Economico Flavio Zanonato a
rivedere il piano che prevede 1.425 esuberi, si era conclusa la prima riunione
del tavolo riconvocato per martedì 16 luglio. Il ministro esprime la forte preoccupazione
del governo per il piano che acuirebbe le sofferenze di aree già colpite da una
pesante involuzione. Si vogliono valutare nuove prospettive per gli
stabilimenti e le possibili attività di ricerca e sviluppo per prodotti di alto
valore tecnologico. Ma più che dalle istituzioni, i segnali forti vengono dalle
persone, come detto. L’egemonia familiare dei Merloni è fortemente intaccata.
Qualcuno chiede che finalmente parlino gli esponenti della proprietà. Anche chi
non lo dice apertamente, lo pensa. Sembrano significative le parole del vescovo
don Giancarlo Vecerrica, che durante la fiaccolata ha sintetizzato il pensiero
comune, lo slogan della Fabriano attuale: “Speriamo
che l’iniziativa possa illuminare le menti di chi deve decidere e purtroppo sta
rubando la speranza ai lavoratori. Non si può giocare sulla
pelle del popolo per meri calcoli economici. Io sono dalla parte della gente
così come mi ha chiesto personalmente Papa Francesco nell’incontro che ho avuto
con lui”. Sono affermazioni chiare, concise, dure. Quei chilometri a piedi e
quelle 1.000 persone con la luce accesa in un lungo serpentone, hanno lasciato
una traccia incancellabile nella memoria della città che sta rapidamente
cambiando faccia. E per sempre.
Alessandro Moscè
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