Dopo
la fiaccolata della speranza è stata la volta del viaggio della
speranza. Martedì 9 luglio, alle sei di mattina, davanti alla
stabilimento Indesit di Albacina incomincia a radunarsi un gruppo di
persone appena sceso dalle autovetture. Tra queste un nigeriano: si
chiama Lambert e dal 2000 lavora in questo sito. E’ sposato, ha un
figlio, la residenza a Castelraimondo. Ha abitato e lavorato a
Napoli, Penne, Matelica, infine in quella che definisce la sua
seconda casa, la fabbrica circondata dallo spiegamento delle forze
dell’ordine e che ha davanti agli occhi. Non si stanca mai,
Lambert. Corporatura robusta, sguardo intenso, vuole lavorare perché
la famiglia ha bisogno di denaro per mantenersi. Lambert è benvoluto
dai suoi colleghi di reparto. Al
grido di “Fabriano in lotta, il
lavoro non si tocca”, fischietti
in bocca, insieme a diverse centinaia di lavoratori ha raggiunto la
sede del consiglio regionale attorno alle 11, dopo oltre tre ore di
viaggio a 40 km all’ora lungo la SS76. Il serpentone delle vetture
è rimasto compatto, finché le oltre trecento vetture hanno creato
un vero e proprio imbuto all’altezza dell’ospedale di Torrette.
Una volta arrivati nella sede del palazzo, una
delegazione di sindacati e operai ha chiesto al presidente del
consiglio Vittoriano Solazzi di poter leggere un documento
già approvato da 27 consigli
comunali tra Marche e Umbria e da tutte le province. Andrea Cocco
della Fim ha esortato il sostegno della regione anche per la vertenza
Tecnowind che coinvolge 325 dipendenti diretti, a Fabriano, e
altrettanti dell’indotto. La richiesta è sempre esplicita: non
condividere
né accettare l’ipotesi di delocalizzazione produttiva e di
ridimensionamento industriale e occupazionale avanzata da Indesit. E’
stato ricordato che è grazie allo sforzo, alla caparbietà, al
lavoro di tre generazioni di persone di questa comunità, che Indesit
è nata, cresciuta ed è diventata una multinazionale leader del
settore mondiale dell’elettrodomestico. Cocco ha ammonito: “La
storia siamo noi, l’olio di gomito dei lavoratori non può essere
calpestato da chi vuole solo più profitto. Dobbiamo parlare di ciò
che serve al paese, vale a dire il lavoro e lo sviluppo. Le piccole
imprese falliscono, le grandi le portiamo fuori”. Tra le proposte
di Fim, Fiom e Uilm, la definizione di un piano pluriennale di
incentivi all’acquisto delle apparecchiature a maggior efficienza e
a minor consumo energetico, anche attraverso la rottamazione delle
vecchie; incentivi per le apparecchiature dei produttori socialmente
responsabili secondo gli standard europei; incentivi fiscali per le
aziende che mantengono i livelli occupazionali ed effettuano
investimenti in Italia; incentivi per le politiche attive del lavoro
e dell’occupazione. Lambert era lì con gli altri, combattivo. “Noi
nigeriani siamo forti anche spiritualmente”, mi ha detto mentre
imbracciava una bandiera ed esortava i colleghi a far sentire la loro
voce. La solidarietà e l’unione di questi operai è un esempio di
valenza morale, tra sopportazione e opposizione, rifiuto e sdegno. La
politica e le istituzioni prendono atto, per l’ennesima volta,
dello sforzo collettivo di resistenza.
Alessandro Moscè
Direttore Editoriale
Nessun commento:
Posta un commento