Il
riconoscimento Unesco di Fabriano Città Creativa segue immagini e percorsi,
come ha detto Francesca Merloni, la madrina del Forum che si è tenuto questo
fine settimana in vari posti della città. Facendo leva sull’artigianato di
qualità e sul turismo ci cerca di garantire nuovi flussi occupazionali utilizzando
la rete network di collegamenti con tutto il mondo. Creatività e visione alternativa
(verrebbe da dire “visionarietà”) saranno il cuore pulsante dell’obiettivo da
raggiungere. La proclamazione rappresenta il punto di
arrivo di un lungo cammino che ha coinvolto amministrazioni locali, settore
privato e società civile. Si intende attivare un processo che leghi diverse
realtà culturali per stabilire le basi di uno sviluppo economico e sociale a
chi opera nel settore e a consegnare una piattaforma internazionale verso cui
convogliare la propria energia. Dal 21 al 24 giugno Fabriano ha ospitato i rappresentanti di Santa Fe
(New Mexico), Aswan (Egitto), Kanazawa (Giappone), Icheon (Sud Corea), Hangzhou
(China) e Paducah (Usa) e Bologna, l’altra città italiana che ha ottenuto il riconoscimento
Unesco. Il network delle Città Creative sarà il banco di prova per sostenere
appunto la creatività e una visione alternativa al distretto metalmeccanico,
elementi essenziali per il prossimo sviluppo economico. Attraverso questa rete,
divisa in sette aree corrispondenti ad altrettanti settori culturali (Musica,
Letteratura, Folk Art, Design, Media Arts, Gastronomia, Cinema) le città
possono condividere le reciproche peculiarità, incrementando la presenza dei
propri prodotti culturali e non sui mercati nazionali ed internazionali. Il
Forum si è articolato in incontri istituzionali, manifestazioni pubbliche,
seminari, convegni e occasioni di incontro con i rappresentanti del mondo
dell’economia e della cultura. C’è da superare una recessione
economico-imprenditoriale spaventosa: una persona su quattro è senza lavoro o cassaintegrato di lungo corso. Questo il preoccupante
dato che emerge dal report dei sindacati. Da isola felice e a simbolo del
disagio, Fabriano, nel suo tessuto sociale, trema. A
distanza di cinque anni e mezzo dall’avvio dell’amministrazione straordinaria
per l’ex colosso europeo del contoterzismo Antonio Merloni, e a due anni e mezzo
dalla cessione del ramo d’azienda, le sentenze di primo e secondo grado che
hanno annullato la vendita a Giovanni Porcarelli, aprono una voragine (oltre ai
2.200 posti diretti in bilico ci sono anche i 12.000 addetti della filiera di
piccole imprese tra Marche e Umbria). La Indesit Company, nel frattempo si
rilancia con un investimento di 83 milioni di euro nei siti produttivi italiani, ma è ancora
caccia aperta al partner che dovrà affiancarla. La Città Creativa può porre un
freno alla desertificazione del territorio, purché si faccia realmente rete a
partire dai soggetti locali. “La vera sfida”, ha detto il Governatore delle
Marche Gian Mario Spacca, “è ricostruire il capitale umano, la conoscenza che
genera una cultura solida e offre la chiave di lettura per interpretare il
futuro. Si avvertono segnali positivi a partire dalle giovani generazioni. Sono
quei ragazzi, anche di Fabriano, che stanno facendo esperienze all’estero nei
più vari campi. L’auspicio”, ha continuato Spacca, “è che possano ritornare con
il loro bagaglio di conoscenze da mettere a disposizione di tutta la comunità
marchigiana. Un auspicio, ma anche una certezza, perché sono sicuro che lo
faranno. Fabriano ha nel proprio stemma, caso unico nella regione, un fabbro
impegnato a battere sull’incudine. Il saper fare, le mani pensanti sono nel dna
di questa città dove è sorta la prima fabbrica europea della carta. Oggi è
necessario che la comunità recuperi questa sua tradizione imprenditoriale”.
Alessandro
Moscè
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