lunedì 23 giugno 2014

TRA CREATIVITA’ E VISIONE: UNA CITTA’ CHE CAMBIA - di Alessandro Moscè


Il riconoscimento Unesco di Fabriano Città Creativa segue immagini e percorsi, come ha detto Francesca Merloni, la madrina del Forum che si è tenuto questo fine settimana in vari posti della città. Facendo leva sull’artigianato di qualità e sul turismo ci cerca di garantire nuovi flussi occupazionali utilizzando la rete network di collegamenti con tutto il mondo. Creatività e visione alternativa (verrebbe da dire “visionarietà”) saranno il cuore pulsante dell’obiettivo da raggiungere. La proclamazione rappresenta il punto di arrivo di un lungo cammino che ha coinvolto amministrazioni locali, settore privato e società civile. Si intende attivare un processo che leghi diverse realtà culturali per stabilire le basi di uno sviluppo economico e sociale a chi opera nel settore e a consegnare una piattaforma internazionale verso cui convogliare la propria energia. Dal 21 al 24 giugno Fabriano ha ospitato i rappresentanti di Santa Fe (New Mexico), Aswan (Egitto), Kanazawa (Giappone), Icheon (Sud Corea), Hangzhou (China) e Paducah (Usa) e Bologna, l’altra città italiana che ha ottenuto il riconoscimento Unesco. Il network delle Città Creative sarà il banco di prova per sostenere appunto la creatività e una visione alternativa al distretto metalmeccanico, elementi essenziali per il prossimo sviluppo economico. Attraverso questa rete, divisa in sette aree corrispondenti ad altrettanti settori culturali (Musica, Letteratura, Folk Art, Design, Media Arts, Gastronomia, Cinema) le città possono condividere le reciproche peculiarità, incrementando la presenza dei propri prodotti culturali e non sui mercati nazionali ed internazionali. Il Forum si è articolato in incontri istituzionali, manifestazioni pubbliche, seminari, convegni e occasioni di incontro con i rappresentanti del mondo dell’economia e della cultura. C’è da superare una recessione economico-imprenditoriale spaventosa: una persona su quattro è senza lavoro o cassaintegrato di lungo corso. Questo il preoccupante dato che emerge dal report dei sindacati. Da isola felice e a simbolo del disagio, Fabriano, nel suo tessuto sociale, trema. A distanza di cinque anni e mezzo dall’avvio dell’amministrazione straordinaria per l’ex colosso europeo del contoterzismo Antonio Merloni, e a due anni e mezzo dalla cessione del ramo d’azienda, le sentenze di primo e secondo grado che hanno annullato la vendita a Giovanni Porcarelli, aprono una voragine (oltre ai 2.200 posti diretti in bilico ci sono anche i 12.000 addetti della filiera di piccole imprese tra Marche e Umbria). La Indesit Company, nel frattempo si rilancia con un investimento di 83 milioni di euro nei siti produttivi italiani, ma è ancora caccia aperta al partner che dovrà affiancarla. La Città Creativa può porre un freno alla desertificazione del territorio, purché si faccia realmente rete a partire dai soggetti locali. “La vera sfida”, ha detto il Governatore delle Marche Gian Mario Spacca, “è ricostruire il capitale umano, la conoscenza che genera una cultura solida e offre la chiave di lettura per interpretare il futuro. Si avvertono segnali positivi a partire dalle giovani generazioni. Sono quei ragazzi, anche di Fabriano, che stanno facendo esperienze all’estero nei più vari campi. L’auspicio”, ha continuato Spacca, “è che possano ritornare con il loro bagaglio di conoscenze da mettere a disposizione di tutta la comunità marchigiana. Un auspicio, ma anche una certezza, perché sono sicuro che lo faranno. Fabriano ha nel proprio stemma, caso unico nella regione, un fabbro impegnato a battere sull’incudine. Il saper fare, le mani pensanti sono nel dna di questa città dove è sorta la prima fabbrica europea della carta. Oggi è necessario che la comunità recuperi questa sua tradizione imprenditoriale”.


Alessandro Moscè

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