Joe Cocker, ex idraulico di Sheffield con la passione per
il blues, il soul e la musica nera, martedì compie 70 anni, lasciandosi
alle spalle 50 anni di carriera.
Anche lui, come molti colleghi della sua generazione, ha rischiato di
morire giovane, consumato da alcol e droghe. Joe Cocker è uno degli
eroi di Woodstock. Si era specializzato in cover dei Beatles e, con
Jimmy Page alla chitarra, aveva inciso una strepitosa versione rock
blues di "With a Little Help From My Friends". La sua performance rimane
uno degli highlights della "tre giorni di pace, amore e musica": l'urlo
prima della reprise, che avrebbe spezzato le corde vocali di un uomo
normale, fu come un grido di battaglia per milioni di giovani. Diventò
subito famoso anche negli Usa per la sua voce roca e le sue insolite
movenze. Non a caso la sua imitazione rimane uno dei must di John
Belushi, così come il duetto dei "due Joe Cocker" una delle tante perle
di quella irripetibile stagione del Saturday Night Live. Insieme a Leon
Russell realizzò "Mad Dogs & Englishmen", il suo primo, memorabile,
live cui fu dedicato anche un documentario che è uno dei classici della
cinematografia rock del periodo. Era il 1970 e presto cominciarono i
problemi con gli abusi che misero a rischio carriera e salute. E' stato
il cinema a riportarlo allo status di star negli anni '80: "You Can
Leave Your Hat On" (un brano di Randy Newman) accompagna lo spogliarello
di Kim Basinger in "9 settimane e1/2" ed entra nella storia del
costume, "Up Where We Belong", un duetto con Jennifer Warnes inserito
nella colonna sonora di "Ufficiale Gentiluomo", vince l'Oscar. Da eroe
di Woodstock e della trasgressione, si trasforma in una star al cui
servizio ci sono i migliori team di autori e produttori, nel 1987 arriva
anche un altro mega hit, "Unchain My Heart". In Italia ha trovato in
Zucchero un fan entusiasta che ha modellato stile e movenze su quelle di
Joe Cocker, ma anche Eros Ramazzotti ha inciso un duetto con lui. Oltre
ad aver vinto Oscar e Grammy, nel 2007 è stato nominato Ufficiale
dell'Ordine dell'Impero Britannico, quasi a sancire la sua
trasformazione.
La sua voce roca rimane un autentico, imitatissimo, marchio di
fabbrica nonostante oggi sia più un interprete mainstream che il rocker
innamorato della black music degli inizi. Sul piano artistico andare
oltre "You Can Leave Your Hat On" è stato difficile quasi quanto
umanamente superare i suoi guai personali. Quando una canzone diventa la
colonna sonora di qualsiasi numero sexy di qualsiasi programma tv (e
non solo) ai quattro angoli del mondo può trasformarsi in una prigione.
Da vecchio soul man british che ha fatto la gavetta nei pub, Joe Cocker
non ha fatto altro che tentare di migliorare il suo look (che non è mai
stato il suo forte), dare una levigatina agli arrangiamenti, cavalcare
l'onda. E ora a 70 anni può guardare tranquillo il Grammy e l'Oscar che
spiccano nella sua bacheca, insieme ai milioni di dischi venduti. (ANSA)
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