Volge al termine la stagione del Teatro Gentile di Fabriano promossa dal Comune di Fabriano e dall’AMAT e realizzata con il contributo della Regione Marche e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
L’ultimo appuntamento in cartellone questa sera, venerdì 4 aprile, è con un amatissimo artista a tutto tondo, Massimo Ranieri, che presenta Viviani varietà, un affascinante viaggio tra le poesie, le parole e le note del teatro di Raffaele Viviani con la regia di Maurizio Scaparro applauditissimo al suo debutto al Festival del Maggio Musicale Fiorentino.
Nel
1929 sul piroscafo Duilio, Massimo Ranieri/Raffaele Viviani attraversa
l’oceano da Napoli a Buenos Aires con la sua compagnia di attori e
musicisti. Nella lunga traversata mette in prova lo spettacolo destinato
a cercar fortuna nell’orizzonte di promesse e speranze del nuovo mondo
ma il vero debutto avverrà col pubblico degli emigranti imbarcati sulla
nave per festeggiare la notte del passaggio dell’Equatore.
Massimo
Ranieri e Maurizio Scaparro ricompongono la galleria di ritratti in
musica che Viviani ha disseminato nelle sue opere, riunendo nelle sale
di terza classe del Duilio il popolo vitale e dolente degli scugnizzi,
degli ambulanti, delle prostitute e della povera gente per farne i
protagonisti e gli spettatori del varietà popolare che va in scena.
Nella sala del piroscafo affacciata sul blu dell’oceano, scorrono le
melodie più note di Viviani: So’ Bammenella ‘e copp’ ‘e quartiere, Lavannarè, ’O guappo ‘nnammurato fino a ’O Sapunariello, che Ranieri canta accompagnato dal nutrito cast di attori e con l’esecuzione dal vivo dell’orchestra.
Il
piroscafo ricreato per la scena e i costumi portano la firma di Lorenzo
Cutùli, le elaborazioni musicali sono di Pasquale Scialò, i movimenti
coreografici di Franco Miseria, e i testi sono stati curati direttamente
dal nipote di Raffaele Viviani, Angelo Longone Viviani.
“La
memoria è stata il nostro filtro, ma anche e soprattutto lo stimolo per
lavorare con emozione, Massimo Ranieri ed io – scrive Maurizio Scaparro
nelle note di regia - a uno spettacolo che potesse avere come grande
testimone di questo mondo così ricco Raffaele Viviani e il suo teatro,
le sue parole e il suo canto scenico, privilegiando così quella parte
che nasceva o si sviluppava in quel vitalissimo giacimento culturale e
musicale che, per il Varietà, erano la Napoli dei quartieri e quella
parallela, urbana, aperta alla influenza e alle commistioni con il
Varietà europeo (e soprattutto con la Francia). Come osservava Vasco
Pratolini “Viviani non sta alla finestra, ma sulla strada da dove nasce…
e il popolo napoletano da pretesto diventa soggetto di poesia e,
rappresentandosi, si rivela a se stesso, grida le proprie ragioni, si
giudica e si conforta”. C’era in quegli anni (come c’è oggi) un forte
desiderio di cambiamento, di mettere in discussione con ironia, con lo
scherzo, con la sorpresa, con il distacco anche malinconico, talvolta
con la satira, lo stesso fare teatro.”
Nessun commento:
Posta un commento