venerdì 28 giugno 2013

AUMENTANO I SOSPETTI CHE INDESIT SIA STATA VENDUTA di Alessandro Moscè

Nessuna retromarcia, come era facilmente prevedibile: il piano Indesit per l’Italia non sarà modificato. Confermati i 1.425 esuberi su scala nazionale di cui 480 nella sola Fabriano, dove verrà chiuso lo stabilimento di Melano. Il presidente Marco Milani lo ha ribadito ieri a Roma nel confronto con il ministro allo Sviluppo Economico Flavio Zanonato, al quale ora spetterà l’onere di coordinare il tavolo nazionale tra management e sindacati alle prese con un braccio di ferro altrettanto prevedibile. Milani (nel corso del vertice a cui ha preso parte il presidente delle Marche Gian Mario Spacca) ha evidenziato che il piano non prevede licenziamenti, ma esuberi gestibili anche attraverso gli ammortizzatori sociali. Per il gruppo si tratta di riallocare le produzioni non più sostenibili in paesi a miglior costo e di potenziare in Italia la produzione dell’alto di gamma. E per dimostrare il proprio impegno e la centralità di tutti i siti italiani, Milani ha messo sul tavolo un investimento di 70 milioni di euro per il rinnovo delle linee di produzione. Per il momento le rassicurazioni di Fabriano sono cadute nel vuoto. Resta forte il sospetto che la famiglia Merloni si sia volutamente defilata dal piano per lasciare ad altri l’incombenza di affrontare i tumulti della piazza e soprattutto le rimostranze dei sindacati e dei lavoratori. Ma questo per una funzionalità che non solo sarà immediata, cioè il via al piano esuberi, ma per un motivo finora celato. Appunto, la vendita dell’azienda ad un gruppo straniero. Il quale potrebbe aver chiesto (usiamo il condizionale) la consegna dell’impresa con il piano già attuato. Milani, quindi, sarebbe semplicemente un traghettatore, un uomo di fiducia che avrebbe consentito alla famiglia Merloni di non metterci la faccia e di non esporsi eccessivamente di fronte alla gente di Fabriano. Il piano è inevitabile: sì, ma per chi? Nel frattempo colpisce la tenacia di don Giancarlo Vecerrica, il vescovo della diocesi. Nel corso della messa dedicata al patrono della città, durante l’omelia ha chiesto a San Giovanni di “convertire i cuori di tutti coloro che fanno soffrire i lavoratori”. Ha detto esplicitamente: “Fa che il dialogo tra chi è in alto e chi è in basso sia la strada maestra per ricomporre quanto è stato rotto. San Giovanni, sostieni la nostra chiesa locale perché sia sempre con chi lotta per il lavoro. Proteggi questa gente e non lasciarla nell’incertezza. Converti coloro che sono alla guida delle industrie e della politica. Ispira alle nostre autorità e a chi ha potere ciò che è giusto, vero e buono”. Già, cosa è giusto, vero e buono? I licenziamenti? La vendita? L’indifferenza della famiglia Merloni? O la rabbia e la disperazione dei lavoratori?
 

Alessandro Moscè

Direttore Editoriale

 

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