martedì 28 maggio 2013

PERCORSI D'ACQUA TRA REALTA' E SOGNO. LA NUOVA MOSTRA DI ROBERTO MOSCHINI A FABRIANO

La Galleria delle Arti di Fabriano, ospiterà dal 1 giugno 2013, per tutto il mese, la mostra personale dell’artista fabrianese Roberto Moschini, dal titolo: "Percorsi d'acqua tra realtà e sogno", accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo, con contributo critico di Francesca Iurlaro e dello Storico Giancarlo Castagnari. Roberto Moschini è pittore, scultore, incisore, artista poliedrico, continuo sperimentatore e instancabile viaggiatore alla ricerca di emozioni da trasmettere. Ricerca che emerge in tutta evidenza anche in questo lavoro, che nelle parole dell’artista, è “un'indagine, un reportage pittorico, caratterizzato da un lieve solarismo romantico, che ha l'animo di riportare alla luce le fontane della città di Fabriano perse nella memoria, dimenticate nel tempo o corrotte e deturpate dall'azione dissacrante dell'uomo”. Protagonista assoluta di questa esposizione è l’acqua, quale risorsa da custodire gelosamente, da preservare, nel suo zampillare in fontane, fonti, fontanelle e cascate per farsi fiume, catturata in frammenti di un paesaggio urbano dipinto con tocco lieve, quasi una carezza, in una dimensione spazio temporale a volte onirica, sospesa, che trascende la realtà nell’immaginifico. Nelle intenzioni dell’artista affiora la volontà di documentare con piglio fedele la realtà delle cose, filtrata dall’amore viscerale che nutre per questa città, la sua città, al fine di valorizzare e riscoprirne il territorio spesso martoriato o perso nell’oblìo di epoche lontane, attraverso la metafora visiva delle fontane, quali simboli di appartenenza a un passato, patrimonio della cultura di ogni luogo, in un itinerario pittorico intimo ed emozionale proiettato al rispetto del tempo, delle tradizioni e dei luoghi.


"Percorsi d’acqua, di odori e suoni tra realtà e sogno sulla città delle fontane e dei pozzi". 

"Questa raccolta pittorica, è anche un invito al rispetto delle tradizioni, pertanto il dipinto del fiume Giano si presenta in una “silenziosa ribellione”. Segue poi la mappatura delle fonti che in questa indagine emergono anche le più nascoste, prive di assistenza o di manutenzione, spesso ricettacoli di rifiuti di qualsiasi tipo. E’ proprio da esse che le nostre nonne attorcigliando la “corolla” in testa adagiavano le pesanti brocche colme delle preziose acque per il fabbisogno della casa. In questi fogli e tele, la presenza umana è vanificata e le fontane sono vestite di silenzio in zone lastricate di macchine e chiunque le osserva può entrarci dentro come protagonista del quadro stesso concludendone l’opera. All’appello ne mancano alcune, mentre ci sono fontane che appaiono o si rivelano all’improvviso come quella in via Fonte Nuova, addossata al muro, accanto ad una serra che d’inverno si copre di plastiche. Ora è al risveglio del tepore stagionale, così ho voluto metterci un sole caldo a contrasto con un cielo nebuloso per riscaldare i colori spenti del muro. In prossimità delle fontane visibili o nascoste si avverte un sottile profumo di muschio che affiora con particolari tonalità di verde. Poi, nelle ore in cui non c’è presenza umana, appaiono inaspettate presenze della nostra fauna e, non a caso, anche dei vivacissimi scoiattoli. Nella mia indagine ho messo in luce soltanto una parte di queste fonti, diverse delle quali sono del tutto “desaparesidos”, per non parlare poi dei pozzi di cui la città ne è ricca. Non c’è chiesa che non abbia un chiostro e, quasi sempre, al centro c’è il pozzo in pietra con splendidi ricami e filigrane in ferro battuto con l’immancabile secchio. Nell’antico palazzo a fianco del Teatro Gentile che riaffiora con il suo giardino verso Santa Caterina, ora sede della “Buona Novella” vi sono tre pozzi di cui uno di squisita fattura; vi sono poi tre conventi di clausura ed un notevole numero di cortili privati che nel loro interno hanno delle fonti d’acqua. Il Fiume Giano ha un percorrimento a gradini e fin da ragazzo mi sono avvicinato alle sue piccole sponde per imparare a disegnare l’acqua in movimento; la cascata della Cartiera è stata però la mia preferita perché dopo le piogge scendeva come un sipario bianco e spumoso. Nel mio immaginario mi sembrava di sentire dietro di lui delle voci nascoste alle quali confidavo i miei desideri, affidandomi al loro giudizio. A distanza di così tanto tempo sono tornato alla cascata per presentarle mia moglie Aicha, le voci sono tornate così a parlare gorgogliando con allegria come un tempo, con il ricordo delle iridescenze delle trote ed i gamberi che si annidavano nelle tasche delle sponde. Scorre nella memoria quando ero ancora bambino ed in estate saltavo sciacquettando ai bordi sabbiosi in cerca di emozioni sconosciute ed evocando un volto che si riflette ora in queste acque. 

Roberto Moschini

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