La
Galleria delle Arti di Fabriano, ospiterà dal 1
giugno 2013, per tutto il mese,
la mostra personale dell’artista fabrianese Roberto Moschini, dal
titolo:
"Percorsi
d'acqua tra realtà e sogno",
accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo, con contributo
critico di Francesca Iurlaro e dello Storico Giancarlo Castagnari. Roberto
Moschini è pittore, scultore, incisore, artista poliedrico, continuo
sperimentatore e instancabile viaggiatore alla ricerca di emozioni da
trasmettere. Ricerca
che emerge in tutta evidenza anche in questo lavoro, che
nelle parole dell’artista, è “un'indagine, un reportage
pittorico, caratterizzato da un lieve solarismo romantico, che ha
l'animo di riportare alla luce le fontane della città di Fabriano
perse nella memoria, dimenticate nel tempo o corrotte e deturpate
dall'azione dissacrante dell'uomo”. Protagonista
assoluta di questa esposizione è l’acqua, quale risorsa da
custodire gelosamente, da preservare, nel suo zampillare in fontane,
fonti, fontanelle e cascate per farsi fiume, catturata in frammenti
di un paesaggio urbano dipinto con tocco lieve, quasi una carezza, in
una dimensione spazio temporale a volte onirica, sospesa, che
trascende la realtà nell’immaginifico. Nelle
intenzioni dell’artista affiora la volontà di documentare con
piglio fedele la realtà delle cose, filtrata dall’amore viscerale
che nutre per questa città, la sua città, al fine di valorizzare e
riscoprirne il territorio spesso martoriato o perso nell’oblìo di
epoche lontane, attraverso la metafora visiva delle fontane, quali
simboli di appartenenza a un passato, patrimonio della cultura di
ogni luogo, in un itinerario pittorico intimo ed emozionale
proiettato al rispetto del tempo, delle tradizioni e dei luoghi.
"Percorsi
d’acqua, di odori e suoni tra realtà e sogno sulla città delle
fontane e dei pozzi".
"Questa
raccolta pittorica, è anche un invito al rispetto delle tradizioni,
pertanto il dipinto del fiume Giano si presenta in una “silenziosa
ribellione”. Segue poi la mappatura delle fonti che in questa
indagine emergono anche le più nascoste, prive di assistenza o di
manutenzione, spesso ricettacoli di rifiuti di qualsiasi tipo. E’
proprio da esse che le nostre nonne attorcigliando la “corolla”
in testa adagiavano le pesanti brocche colme delle preziose acque per
il fabbisogno della casa. In
questi fogli e tele, la presenza umana è vanificata e le fontane
sono vestite di silenzio in zone lastricate di macchine e chiunque le
osserva può entrarci dentro come protagonista del quadro stesso
concludendone l’opera. All’appello
ne mancano alcune, mentre ci sono fontane che appaiono o si rivelano
all’improvviso come quella in via Fonte Nuova, addossata al muro,
accanto ad una serra che d’inverno si copre di plastiche. Ora è al
risveglio del tepore stagionale, così ho voluto metterci un sole
caldo a contrasto con un cielo nebuloso per riscaldare i colori
spenti del muro. In
prossimità delle fontane visibili o nascoste si avverte un sottile
profumo di muschio che affiora con particolari tonalità di verde.
Poi, nelle ore in cui non c’è presenza umana, appaiono inaspettate
presenze della nostra fauna e, non a caso, anche dei vivacissimi
scoiattoli. Nella mia indagine ho messo in luce soltanto una parte di
queste fonti, diverse delle quali sono del tutto “desaparesidos”,
per non parlare poi dei pozzi di cui la città ne è ricca. Non c’è
chiesa che non abbia un chiostro e, quasi sempre, al centro c’è il
pozzo in pietra con splendidi ricami e filigrane in ferro battuto con
l’immancabile secchio. Nell’antico palazzo a fianco del Teatro
Gentile che riaffiora con il suo giardino verso Santa Caterina, ora
sede della “Buona Novella” vi sono tre pozzi di cui uno di
squisita fattura; vi sono poi tre conventi di clausura ed un notevole
numero di cortili privati che nel loro interno hanno delle fonti
d’acqua. Il
Fiume Giano ha un percorrimento a gradini e fin da ragazzo mi sono
avvicinato alle sue piccole sponde per imparare a disegnare l’acqua
in movimento; la cascata della Cartiera è stata però la mia
preferita perché dopo le piogge scendeva come un sipario bianco e
spumoso. Nel mio immaginario mi sembrava di sentire dietro di lui
delle voci nascoste alle quali confidavo i miei desideri, affidandomi
al loro giudizio. A
distanza di così tanto tempo sono tornato alla cascata per
presentarle mia moglie Aicha, le voci sono tornate così a parlare
gorgogliando con allegria come un tempo, con il ricordo delle
iridescenze delle trote ed i gamberi che si annidavano nelle tasche
delle sponde. Scorre
nella memoria quando ero ancora bambino ed in estate saltavo
sciacquettando ai bordi sabbiosi in cerca di emozioni sconosciute ed
evocando un volto che si riflette ora in queste acque.
Roberto Moschini
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