mercoledì 20 marzo 2013

LA POLITICA CONTINGENTE E L’IMMATURITA’ DELL’ITALIA



Esiste un bene comune che non sia un partito o un movimento? Esiste la verità delle cose, al di là di ogni distinzione di bandiera, di appartenenza precostituita? La politica è capace di scegliere sulla base del buon senso che potrebbe accomunare chiunque? A Fabriano, come altrove. Cosa significa, oggi come oggi, essere di destra o di sinistra, o non riconoscersi in alcun sistema definito? Esistono ragioni collettive che devono essere fatte prevalere di volta in volta? Già Norberto Bobbio aveva parlato di “politica contingente” vent’anni fa. Il consiglio comunale di Fabriano, nel nostro piccolo, e a maggior ragione la fase di stallo attuale del paese, ci dimostrano come le resistenze di parte siano ancora molto forti, nonostante il richiamo all’unità nazionale espresso a più riprese da un uomo saggio come il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La grande coalizione sembra l’unica via percorribile per evitare ulteriori spese elettorali e il crollo dei mercati italiani. Un governo che si sviluppi nel sistema parlamentare in cui due grandi partiti cercano di ottenere abbastanza seggi così da formare una guida di maggioranza. La Germania c’è riuscita, noi siamo ancora indietro. Manca coesione, aggregazione, coerenza, organicità. E’ un male endogeno, in Italia. Un male fasullo, inaccettabile. Mi piace riprendere delle considerazioni proprio di Norberto Bobbio contenute in un’intervista pubblicata dalla Fondazione Einaudi il 28 febbraio 1985. “Ho considerato come una delle promesse non mantenute della democrazia proprio il fatto che la democrazia politica non si è estesa alla società e non si è trasformata in democrazia sociale. A rigore una società democratica dovrebbe essere democratica nella maggior parte dei centri di potere. Questo in realtà non è avvenuto”. Torniamo al punto di partenza, quindi. La democrazia è lacerata dalle divisioni, dalla mancanza assoluta di obiettività. Per questo i partiti hanno fallito, e per questo la gente si è stancata. Faccio una previsione: nel breve volgere di qualche anno conteranno solo le intelligenze dei singoli, le capacità, le competenze e l’onestà intellettuale. L’Italia è di fronte ad un bivio: la prima e la seconda repubblica sono state identiche, la terza è avviata ad un cambiamento radicale e definitivo. Forse è l’anticamera della sparizione dei partiti come vorrebbe non solo Beppe Grillo?

Alessandro Moscè
Direttore Editoriale

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