Ha affermato il governatore Gian Mario Spacca dopo il
summit del 23 luglio a Roma sulla vicenda Indesit: “La
piattaforma fisica di ricerca e innovazione proposta dalla Regione
Marche è stata condivisa dal Mise quale progetto di politica
nazionale per una strategia di difesa attiva che dia futuro
all’intero settore degli apparecchi domestici e professionali. Si
tratta di un progetto concreto per tutelare l’occupazione e
rilanciare gli investimenti strategici e la competitività del
comparto. Abbiamo offerto una prospettiva strutturale per consolidare
in Italia le attività del comparto manifatturiero”. E’ stato
anche deciso di attivare uno specifico gruppo di lavoro
governo-regioni: un itinerario ambizioso per favorire il cambiamento
necessario del piano Indesit, la salvaguardia della produzione in
Italia, la tutela dell’occupazione, il rilancio di una strategia
basata non sul contenimento dei costi, bensì sulla crescita del
valore aggiunto del prodotto alimentato da ricerca, innovazione,
trasferimento tecnologico e design. Indesit ha
spiegato che verificherà quali possibili migliorie apportare al
piano in termini organizzativi e occupazionali, ferme restando le
esigenze di competitività e che non ci saranno licenziamenti,
favorendo la gestione degli esuberi con misure come i contratti di
solidarietà. Non sono state ufficializzate, però, le modalità e i
beneficiari di questa nuova impostazione di Indesit. Le tute blu di
Albacina e Melano continuano a tremare: nessuna certezza è dietro
l’angolo. Non va dimenticato che la piattaforma di ricerca e
innovazione consentirebbe l’ingresso di ingegneri, di forza
intellettuale e non degli operai. Pertanto uno stabilimento
potrebbero essere salvo mediante un cambio di destinazione del lavoro
da svolgere, ma non di certo a favore di chi lo ha occupato per tanti
anni con l’ausilio delle braccia. Ecco quindi che la salvaguardia
della “massa” si legherebbe solo, eventualmente, ai contratti di
solidarietà. Ricordiamo che questi contratti sono accordi
stipulati tra l’azienda e le rappresentanze sindacali, aventi ad
oggetto la diminuzione dell’orario di lavoro e della retribuzione.
Durano 24 mesi prorogabili per altri 24 mesi. Il 26 luglio si apre il
tavolo tra azienda e lavoratori.
Alessandro Moscè, direttore editoriale
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