mercoledì 24 luglio 2013

VERTENZA INDESIT: ANCORA GRIGIORE - di Alessandro Moscè

Ha affermato il governatore Gian Mario Spacca dopo il summit del 23 luglio a Roma sulla vicenda Indesit: “La piattaforma fisica di ricerca e innovazione proposta dalla Regione Marche è stata condivisa dal Mise quale progetto di politica nazionale per una strategia di difesa attiva che dia futuro all’intero settore degli apparecchi domestici e professionali. Si tratta di un progetto concreto per tutelare l’occupazione e rilanciare gli investimenti strategici e la competitività del comparto. Abbiamo offerto una prospettiva strutturale per consolidare in Italia le attività del comparto manifatturiero”. E’ stato anche deciso di attivare uno specifico gruppo di lavoro governo-regioni: un itinerario ambizioso per favorire il cambiamento necessario del piano Indesit, la salvaguardia della produzione in Italia, la tutela dell’occupazione, il rilancio di una strategia basata non sul contenimento dei costi, bensì sulla crescita del valore aggiunto del prodotto alimentato da ricerca, innovazione, trasferimento tecnologico e design. Indesit ha spiegato che verificherà quali possibili migliorie apportare al piano in termini organizzativi e occupazionali, ferme restando le esigenze di competitività e che non ci saranno licenziamenti, favorendo la gestione degli esuberi con misure come i contratti di solidarietà. Non sono state ufficializzate, però, le modalità e i beneficiari di questa nuova impostazione di Indesit. Le tute blu di Albacina e Melano continuano a tremare: nessuna certezza è dietro l’angolo. Non va dimenticato che la piattaforma di ricerca e innovazione consentirebbe l’ingresso di ingegneri, di forza intellettuale e non degli operai. Pertanto uno stabilimento potrebbero essere salvo mediante un cambio di destinazione del lavoro da svolgere, ma non di certo a favore di chi lo ha occupato per tanti anni con l’ausilio delle braccia. Ecco quindi che la salvaguardia della “massa” si legherebbe solo, eventualmente, ai contratti di solidarietà. Ricordiamo che questi contratti sono accordi stipulati tra l’azienda e le rappresentanze sindacali, aventi ad oggetto la diminuzione dell’orario di lavoro e della retribuzione. Durano 24 mesi prorogabili per altri 24 mesi. Il 26 luglio si apre il tavolo tra azienda e lavoratori.

Alessandro Moscè, direttore editoriale




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