giovedì 13 marzo 2014

UN PAPA CHE SI CHIAMA FRANCESCO - di Marco Antonini

Roma. 13 marzo 2013. Dopo una giornata di corrispondenze radiofoniche la voce comincia a tremare, la stanchezza a farsi sentire, Piazza San Pietro a svuotarsi.  Stava per concludersi un nuovo scrutinio in Conclave. Alle 19,06 la fumata bianca che più di ogni altra andrà – di diritto – nelle pagine dei libri di storia. Anche io ero in mezzo a quel milione di persone e commentavo emozionato, in diretta radiofonica, l’Habemus Papam. L'attimo in cui Roma si trasforma. Le campane suonano a festa. La gente corre in strada per raggiungere la Piazza. Si ferma anche la pioggia. E’ vero. A Roma è esplosa la festa incontenibile. Sembra la mattina di Pasqua, l’alba della Risurrezione quando le donne decidono di andare al Sepolcro di Gerusalemme. Bergoglio, gesuita e primo sudamericano al soglio pontificio, è Papa Francesco per tutti noi. Il mondo ha riscoperto la curiosità e l’emozione di osservare ciò che succede al di là del Tevere togliendo un pò quella puzza sotto al naso e quel sintomo di pregiudizio che non lascia vedere bene la realtà… umana e spirituale. In Vaticano è tornata quella spontaneità e curiosità che ha rianimato il cuore di tanti fedeli presi dai problemi della società. Papa Francesco ha insegnato, in questo anno, che si può e si deve comunicare con il cuore e con i gesti più che con le parole. Lui c’è e c’è per tutti. Il suo rigore nell’essere “parroco del mondo e Vescovo di Roma” non ha creato un sussulto solo nel clero ma anche nei fedeli. I primi a metterci in discussione siamo noi e il nostro rapporto con Dio, con la Chiesa, con il fratelli che incontriamo per strada. E’ troppo facile - sembra ammonire Papa Francesco - criticare e restare a guardare. Spetta ad ognuno rimboccarsi le maniche in una società che vuole fare tutto senza Dio e senza il rispetto del prossimo.  “Cominciamo un cammino di fratellanza, amore, di fiducia fra noi - ha detto Papa Francesco, subito apprezzato per la grande spontaneità – e preghiamo l'uno per l'altro, per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa che oggi cominciamo sia fruttuoso per l'evangelizzazione” ha concluso Bergoglio. Continui a stupirci Papa Francesco. Abbiamo ancora bisogno delle sue lezioni di vita e della sua lotta alla globalizzazione dell'indifferenza e della maleducazione. 



Marco Antonini




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