Domenica
2 febbraio alle 11,15 ad Albacina la sezione ANPI di Fabriano invita
la cittadinanza alla commemorazione del settantesimo anniversario di
una delle più importanti azioni che la guerra partigiana ha compiuto
in questo territorio, nota come "assalto al treno della stazione
di Albacina". All'inizio del 1944 il movimento di Resistenza si
stava organizzando, e la coraggiosa iniziativa intrapresa dai gruppi
Lupo e Piero, finalizzata al sabotaggio del convoglio nazi-fascista
fermo alla stazione della frazione fabrianese, in cui persero la vita
i giovani Ercole Ferranti e Attilio Roselli, diede il via alla lotta
di Liberazione nella provincia di Ancona.
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Un pò di storia.
L'assalto al treno di Albacina fu una delle azioni più importanti e
riuscite della Resistenza nell'anconetano. Fu probabilmente decisa dopo
che il treno si era fermato in stazione negli ultimi giorni di gennaio.
"Esso trasportava 720 giovani della bassa padana destinati al fronte
tedesco meridionale di Pescara, costituitosi in seguito allo sbarco
alleato di Anzio del 22 gennaio" (Stimilli in Baldoni 2002, p. 88). La
decisione di agire era scaturita da un incontro tra un esponente del Cln
fabrianese e i comandanti Bartolo Chiorri del gruppo Lupo e Piero
Boccacci del gruppo Piero. La sera del 1 febbraio una cinquantina di
partigiani dei gruppi Lupo e Piero che operavano nell’alta valle
dell’Esino, si diressero verso Albacina, in squadre di 4-5 uomini,
presero posizione nella notte secondo un piano precedentemente studiato.
Secondo alcune testimonianze, decisivo fu il contributo di due uomini
del gruppo Piero, operai alle cave di Serra San Quirico,
uno dei quali era noto con il nome di Peppe da Roma. Si avvicinarono
alla coda del treno e lanciarono candelotti di esplosivo che lo
colpirono in pieno. Dopo aver attaccato e sopraffatto la scorta aprirono
il treno rimandando a casa tutte le reclute. Morirono nell’azione due
partigiani: Attilio Rosselli, fulminato da un filo dell’alta tensione,
ed Ercole Ferranti, raggiunto da colpi di mitraglia. Con questa azione i
due gruppi entrarono in possesso di un'ingente quantità di armi,
munizioni e viveri e cavalli, tra cui uno molto bello su cui montò il
comandante Bartolo Chiorri. Sembra che i partigiani avessero chiamato il
cavallo, che alcuni descrivono bianco e altri marrone scuro con una
stella bianca al centro della testa, Hitler. (Giacomini 2008, pp.
99-100)
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(fonte storiamarche900)
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